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Ireneo, la pace contro le eresie

Pubblicato da enzo cilento su 9 Luglio 2013, 14:17pm

Tags: #I PADRI

La tradizione apostolica è manifesta nel mondo intero; non c'è che da contemplarla in ogni chiesa per chiunque vuole vedere la verità. Noi possiamo enumerare i vescovi che sono stati istituiti dagli Apostoli, e i loro successori fino a noi: essi non hanno insegnato nulla, conosciuto nulla che rassomigliasse a queste follie... Essi esigevano perfezione assoluta, irreprensibile, da coloro che succedevano loro e ai quali affidavano, al loro posto, il compito d'insegnare... Sarebbe troppo lungo enumerare i successori degli Apostoli in tutte le Chiese; ci occuperemo soltanto della maggiore e più antica, conosciuta da tutti, della chiesa fondata e costituita a Roma dai due gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo; noi mostreremo che la tradizione che ricevette dagli Apostoli e la fede che ha annunciato agli uomini sono pervenute fino a noi per mezzo delle regolari successioni dei vescovi... E con questa Chiesa Romana, a motivo dell'autorità della sua origine, che dev'essere d'accordo tutta la Chiesa, cioè tutti i fedeli venuti da ogni parte; ed è in essa che tutti questi fedeli hanno conservato la tradizione apostolica" (Adv. Haer., 1. III, c. III, 1-2). »

Non intendiamo aggiungere nulla di nuovo a quanto di Ireneo già non sia noto, benché siano tanti gli elementi ricchi di fascino e di curiosità che ci legano alla sua figura, come dimostra quell’ultimo libricino trovato a inizio Novecento in traduzione armena, il cui argomento principe è la dimostrazione della predicazione apostolica.

E, se vogliamo, è esattamente in questo il lascito più importante della sua dottrina, più ancora delle controversie e delle polemiche che lo videro in prima fila tra il II e il III secolo: prima tra tutte quella contro la gnosi, e le persecuzioni di cui fu vittima con tanta parte di quella giovane chiesa, fino al martirio subito il 28 giugno del 203.

C’era una visione senz’altro intellettualistica della fede, misterica ed artificiale, fatta per pochi iniziati, nei dogmi delle tante sette gnostiche del suo tempo. E c’era di fondo la sostanziale ignoranza di quella parte della predicazione evangelica che annuncia la Buona Novella e la Rivelazione come un deposito aperto ai semplici, ai puri di cuore, piuttosto che ai sapienti. A questa tentazione del resto non ci si è mai sottratti del tutto, come mostrano anche certe derive del tempo presente che sembrano ridurre il tutto a puro divertimento per intellettuali.

A questi, il seguace di Policarpo e di Potino (il suo passaggio da Smirne a Lione è peraltro sconosciuto nei dettagli e nei tempi), oppone il rifiuto di ogni dualismo, per cui si negava la fede nell’unico Dio Padre di tutti, Creatore e Salvatore dell’uomo e del mondo. Per spiegare il male del mondo gli gnostici infatti affermavano l’esistenza, accanto al Dio buono, di un principio negativo. Questo principio negativo avrebbe prodotto le cose materiali, la materia.

“Di fatto il Vangelo predicato da Ireneo è quello che egli ha ricevuto da Policarpo, vescovo di Smirne, e il Vangelo di Policarpo risale all’apostolo Giovanni, di cui Policarpo era discepolo. E così il vero insegnamento non è quello inventato dagli intellettuali al di là della fede semplice della Chiesa. Il vero Evangelo è quello impartito dai Vescovi, che lo hanno ricevuto in una catena ininterrotta dagli Apostoli. Questi non hanno insegnato altro che questa fede semplice, che è anche la vera profondità della rivelazione di Dio. Così – ci dice Ireneo – non c’è una dottrina segreta dietro il comune Credo della Chiesa. Non esiste un cristianesimo superiore per intellettuali. La fede pubblicamente confessata dalla Chiesa è la fede comune di tutti. Solo questa fede è apostolica, viene dagli Apostoli, cioè da Gesù e da Dio. Aderendo a questa fede trasmessa pubblicamente dagli Apostoli ai loro successori, i cristiani devono osservare quanto i Vescovi dicono, devono considerare specialmente l’insegnamento della Chiesa di Roma, preminente e antichissima.

Questa Chiesa, a causa della sua antichità, ha la maggiore apostolicità, infatti trae origine dalle colonne del Collegio apostolico, Pietro e Paolo. Con la Chiesa di Roma devono accordarsi tutte le Chiese, riconoscendo in essa la misura della vera tradizione apostolica, dell’unica fede comune della Chiesa”.

La Tradizione apostolica è «unica» ed è pubblica – ci dice Ireneo – basata sulla regula fidei o veritatis: e così perché è unica, crea unità attraverso i popoli, attraverso le culture diverse, attraverso i popoli diversi; è un contenuto comune come la verità, nonostante la diversità delle lingue e delle culture.

C’è una frase molto preziosa di sant’Ireneo nel primo libro Contro le eresie: «La Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo, custodisce con cura la fede degli Apostoli, come se abitasse una casa sola; allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e lo stesso cuore; in pieno accordo queste verità proclama, insegna e trasmette, come se avesse una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la potenza della Tradizione è unica e la stessa: le Chiese fondate nelle Germanie non hanno ricevuto né trasmettono una fede diversa, né quelle fondate nelle Spagne o tra i Celti o nelle regioni orientali o in Egitto o in Libia o nel centro del mondo» (1,10,1-2).

La Tradizione apostolica è infine «pneumatica», cioè guidata dallo Spirito Santo (in greco «spirito» si dice pneuma). Non si tratta infatti di una trasmissione affidata all’abilità di uomini più o meno dotti, ma allo Spirito di Dio, che garantisce la fedeltà della trasmissione della fede.

E’ questa la «vita» della Chiesa, ciò che rende la Chiesa sempre fresca e giovane, cioè feconda di molteplici carismi. Chiesa e Spirito per Ireneo sono inseparabili: «Questa fede», leggiamo ancora nel terzo libro Contro le eresie, «l’abbiamo ricevuta dalla Chiesa e la custodiamo: la fede, per opera dello Spirito di Dio, come un deposito prezioso custodito in un vaso di valore ringiovanisce sempre e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene ... Dove è la Chiesa, lì è lo Spirito di Dio; e dove è lo Spirito di Dio, lì è la Chiesa e ogni grazia» (3,24,1).

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