Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

simeone.overblog.com

simeone.overblog.com


Iabbok

Pubblicato da enzo cilento su 9 Luglio 2013, 08:36am

Abbiamo lottato con tutte le nostre forze.

Forse, persino con forze che non provenivano da noi stessi. E ci siamo portati addosso il segno di ferite e colpi bassi che ci hanno fatto procedere claudicanti, ormai, tanto da suscitare l'ilarità e lo stupore di chi ci ha visto passare.

Ci siamo portati tutto dietro: le nostre povere cose, stoviglie e ciotole per mangiare quel po' che avremmo trovato. Ci sono stati giorni, inevitabilmente, in cui la fame era del tutto passata: c'era quasi rassegnazione. Sia quel che deve essere.

Mi lascio andare all'inedia. E i ricordi del cammino uno dopo l'altro, senza suono. Se bisogna morire, tanto vale farlo subito, piuttosto che perdersi dietro questa lunga agonia. Qualcuno se ne stupirà, forse. Ma abbiamo pure continuato a resistere: sperando che arrivasse la benedizione alla nostra tenacia, alla nostra resistenza, a quella speranza che non voleva spegnersi.

E che non si spegnerà - ci diciamo in un impeto di orgoglio, di rinnovata dignità, di mai sopita speranza. Fosse anche sulla montagna dietro casa o l'arcipelago dall'altra parte del globo. Un piccolo martirio, una testimonianza per i tempi in cui avremo da mangiare e correremo il rischio di dimenticare quando rischiavamo di morire di fame. Come un azzimo da consumare sulla tavola del tempo del benessere.

L'esilio lo abbiamo conosciuto e sappiamo cosa siano i lunghi giorni trascorsi in mare. Onde alte o calma piatta: nessuno all'orizzonte; Lampedusa o solo la battigia di una periferia di città: solitudine.

Lottando come una furia, o lasciandomi andare come nell'incoscienza che precede l'inedia e l'inebetimento; non più fidando quasi mai nell'uomo e confidando solo in Dio, quando si sentirà pronto per intervenire, mi son deciso che se questo figlio dovesse nascere si chiamerà come il guado che non riuscivo a passare, il cui nome era Iabbok.

Il telefono non suona in mare. Non c'è campo e non ci sono onde che raggiungano le orecchie piene di salsedine. Non c'è contatto e terraferma.

Non c'è che la speranza che venga Lui, la mano pietosa a tirarmi su di una barca che ci porti a terra. Perché di questa morte non si taccia e perché io non taccia mai di questa morte. La gloria e l'onore certo, alla resistenza, e le cicatrici e il passo claudicante a certificare la guerra per quei pochi giorni che restano, magari.

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post

Archivi blog

Social networks

Post recenti