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Cassetti e confessori

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 14 Giugno 2021, 10:34am

Tags: #I PADRI

Cassetti e confessori

Pensavo che una delle operazioni più penose che si potesse compiere fosse quella di vuotare i cassetti di una persona cara che ci ha lasciato. Non che penosa non sia infatti. Lo è soprattutto dapprincipio e soprattutto con la sensazione di profanare, di mettere le mani, di rovistare tra le cose che quel tuo caro voleva forse tenere per sé, che teneva nascoste e custodite. Che tali devono restare.

Certo, se si sapesse il giorno e l’ora, faremmo sparire molte cose nostre, oggetti e scritti, fotografie. Faticoso per me lo è stato i primi tempi. I cassetti e la scrivania di mio padre mi sembravano il sancta sanctorum di un uomo con cui non sempre sono stato in sintonia.

Mano a mano la cosa è diventata familiare e persino indolore, inoffensiva. Credo, con un po’ di presunzione, che non avrebbe desiderato che altri lo facesse se non io: per un fatto caratteriale (conosceva il mio mutismo e la mia discrezione, forse mi riconosceva una sensibilità che credevo non vedesse); o perché mi ha sempre chiesto che fine mai avrebbero fatto i suoi libri.

Ed ora tra i suoi libri ficco gli occhi e metto le mani, scoprendo molto materiale di cui non sapevo l’esistenza, trovandone altro affine ai miei gusti, molto dei suoi ovviamente. E rivedendo come un filo rosso che attraversa tutta questa parte della sua vita, centrale, fatta di lettere e di studio.

Io che vagheggiavo le biblioteche antiche e gli archivi dei monasteri, mi ritrovo in piccolo a fare i conti con l’archivio e la biblioteca di papà. Trovo adesso che sia così naturale che me ne prenda cura. E sono certo che non avrebbe voluto diversamente.

Ora sai che fine hanno fatto tutti questi libri (lui mi diceva “sono certo che finiranno a te”) e per quanto non possano esserlo per sempre, di mano in mano sono qui a tenere il filo della continuità.

Le nostre carte le dovremmo affidare come le confidenze ad un buon amico, al Padreterno, ad un confessore. Che le serbi come le serberebbe uno legato al segreto confessionale. Altro dirti non vo’.

Ho preso l’abitudine di venire a scrivere nel tuo studio, alla scrivania, dall’altra parte in verità, rispetto alla tua sede professorale.

Continuo ad essere un allievo, davanti a tutto e davanti a Dio soprattutto. Dicono (ne sono  convinto anch’io) che sia il segreto per la giovinezza del cuore.

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