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Le cose di lassù (e il loro contrario)

Pubblicato da enzo cilento su 11 Settembre 2013, 09:05am

Tags: #in vista

Nella lettera ai Colossesi, Paolo conia una di quelle frasi lapidarie che poi sono state adottate universalmente, direi, usate ed abusate in vari ambiti: anche per dire ciò che, senza meno Paolo non aveva in animo di dire: "Cercate le cose di lassù".

Frase che oltretutto, per neppure troppo strana associazione di pensieri, mi richiama subito alla mente "non sapevate che sono venuto per occuparmi delle cose del Padre Mio?", pronunciata al ritrovamento di Gesù nel tempio, di fronte al rimprovero di suo padre e sua madre: "eravamo in angoscia per te".

Mi chiedo di frequente (e quasi sempre in occasione della recita del Rosario, al quinto Mistero Gaudioso) quali siano "le cose del Padre Mio" di cui Cristo e noi cristiani, in subordine, siamo chiamati ad occuparci; a scapito di altre cose evidentemente meno importanti; e la risposta, anche se piuttosto ondivaga, mi sembra che possa essere una sola: le cose di cui siamo chiamati ad occuparci non sono queste e quelle, le stesse per tutti; fatto salvo che al regno di Dio, ad un mondo migliore capace di prepararne un altro tutti siamo chiamati secondo la misura della Grazia che ci è stata donata e secondo le nostre personali inclinazioni.

Ed è cosa ovvia, questa: ne convengo!

Così com'è cosa ovvia che non si può considerare "cose del Padre suo" solo uno stato di vita piuttosto che un altro, eunuchi o meno per il regno di Dio e così a seguire...

Non esiste, credo di capire, qualcosa che sia "più" del Padre Nostro rispetto ad altro; quasi come se, vivere da religiosi o da consacrati - faccio un esempio -, nella dimensione del sacerdozio o del matrimonio, fosse più o meno gradito a Dio. Dio gradisce la nostra felicità prima di tutto, la nostra libertà di essere ciò per cui siamo fatti, fatto salvo che tutti siamo fatti per Lui...

Tutto contribuisce, sotto varie forme, alla medesima vocazione ad essere uomini in grado di prenderci cura di ciò che è del Padre Mio, cioè dell'umanità che ha Egli creato; del Creato stesso, della sua tutela e del suo benessere, aggiungerei.

Essere medico e guardia forestale, padre e madre di figli; celibe o consacrato, vergine.

Ciascuno di noi si occupa, nella propria condizione, delle cose del Padre ed a ciascuno di noi è affidato il compito peraltro entusiasmante di portare Cristo dappertutto perché sia tutto in tutti.

Vivere il Vangelo, la Novità, è la "Cosa del Padre Mio", il suo messaggio al mondo, il suo continuare a parlare ad esso ed agli uomini.

Vivendolo, ci occupiamo delle cose del Padre; così come ci occupiamo delle cose di lassù - per tornare al primo punto - solo nel momento in cui pensiamo in questa ottica, allo stesso modo in cui il nostro incaponirci ad incarnare "un ruolo" ritenuto preferenziale per le cose del Padre Nostro è senz'altro un allontanarci dalle cose del Padre, per occuparci solo delle nostre, del nostro idolo.

L'obiettivo delle cose di lassù è mettere in gioco il proprio essere perché la salvezza passi attraverso di noi, attraverso la nostra vita e le nostre occupazioni quotidiane: fosse pure vivere da circense o cantare; recitare e fare sport, televisione, scrivere.

"Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria" - prosegue san Paolo infatti. Che è un po' come dire - a mio avviso - "quando Cristo sarà manifesto nella vostra esistenza, al punto di essere visibile nella vostra esistenza, capace di esprimere in essa la sua presenza "trasfigurante"; voi apparirete associati a lui stesso, nella sua gloria.

In quel momento la sua gloria sarà la vostra gloria; ed Egli sarà cresciuto in armonia con il vostro liberarvi da una cupidigia di quaggiù che è solo idolatria: l'opposto delle cose di lassù".

E' Cristo, nostra vita, l'opposto di ogni idolatria, perché è il liberatore.

E perciò risuona forte l'appello, altrove: "lasciatevi riconciliare con Dio".

Riconciliati con ciò che siamo, con le nostre occupazioni, il nostro stato, il nostro lavoro, i nostri limiti, il nostro passato ed il nostro presente, trasformati e glorificati in Cristo, nostra vita appunto.

Pensavo questo, più o meno, stamane mentre ero in Chiesa e mentre mi veniva in mente l'immagine di un Cristo sorridente. Mi è venuto in mente che il sorriso di Dio è il sorriso degli uomini. Che hanno fatto pace con se stessi appunto, perché guardano alle cose di lassù, ovunque siano e qualsiasi cosa facciano.

E' lo sguardo di Cristo misericordioso che conosce il cuore e la storia di ogni uomo.

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