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Come le notti bianche di Dostoevskij

Pubblicato da Enzo Cilento su 15 Giugno 2015, 07:11am

Tags: #riletti

Che volete? Anche i grandi passano attraverso fasi di crescita e sperimentazioni. Costava poco: un volumetto da un euro o giù di lì, e così in stazione Termini l’ho comprato, le Notti Bianche di Dostoevskij, il maestro.

Solo che si tratta di un giovanile romanzo sentimentale: solo di questo. Ma l’ho letto: a fatica, ma l’ho letto. Dentro c’è tutto il classico apparato del fumettone insomma; e non so se il genio di Dostoevskij si intravveda: onestamente non lo so.

Forse solo nelle pagine del sognatore, che è però anche lui solo un personaggio letterario, con molti “topoi” del genere e con molti echi wertheriani. Dopodiché, certo il sognatore che si mette allo specchio è la cosa migliore del libretto, in cui è letteraria Nastienska; lo è il protagonista delle notti bianche; lo è l’impianto e l’esito finale.

Pensavo però che non di rado nella vita – Emma Bovary a parte – si corre il rischio di essere delle pagine già scritte; forse perché già tutte sono state scritte appunto, e quasi non c’è più nulla da scrivere: meglio star zitti? Eco (Umberto) lo sosteneva giorni fa a proposito del web e degli idioti.

Le cose che facciamo e le vite che viviamo corrispondono a modelli già visti, quasi del tutto, come quelli di Dostoevskij, nel caso; e ci atteggiamo talora a questo e a quello per darci disperatamente un’identità credibile ed autorevole (forse è lo stesso principio del divismo). E così gioco a fare Chatwin piuttosto che Hemingway; a fare il poeta maledetto piuttosto che Ginsberg; che l’indifferente moraviano o l’esteta dannunziano; il Dorian Gray e infine il vate e poi persino il santo.

Perché persino nel campo della spiritualità – mi avvedo – andiamo in cerca dell’autorità a cui ascrivere la nostra vita; renderla come la sua. E invece forse ogni vita – chissà – è diversa. Ne dovremmo avere coscienza, ma insomma …

Scriversi un’esistenza non sovrapponibile a quella di chiunque altro e persino una spiritualità (santità?) personale è cosa che richiede consapevolezza e un buon grado di sfrontatezza; insomma ancora libertà. E bisogna crescere per diventare liberi, per diventare giovani, per diventare un capolavoro.

Il resto rischia di restare ciarpame letterario da non mettere neppure in libreria, se non per dire “così proprio, non si fa”.

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