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Shavuot

Pubblicato da enzo cilento su 2 Giugno 2014, 16:37pm

Tags: #in vista

Sarebbe bello trascorrere una notte intera a studiare la verità, quella che sta in fondo al mare o nei cieli al di sopra dei cieli.

Come in una torre silenziosa, con veduta sul nulla, me ne starei a fare calcoli algebrici per capire dove sono e dove si sta dirigendo questa meteora impazzita dell'esistenza, il pianeta perso nel vuoto che abitiamo. E come un povero alchimista mi potrei illudere di aver trovato la formula, come un astronauta, la rotta giusta, su cui portarlo, il mondo.

E' l'illusione che coltiviamo tutti quando viviamo sprazzi di verità e di infinita fiducia nei mezzi nostri e forse nell'intervento del Padreterno. Ci sembra di avere le coordinate esatte di tutto: di quasi tutto.

Nella notte silenziosa abbiamo la sensazione di parlare con la legge, con quella che governa l'universo.

Sarebbe bello trascorrere il tempo alla finestra, mentre tramonta la stella della sera, Venere all'orizzonte; chiederci se il naufragio nello spazio sta volgendo verso un termine; se questo movimento di rotazione, con la sua rivoluzione, come l'astronomo, sia indirizzato verso un angolo dell'Infinito. E nel frattempo, le barche e la lampara sulla superficie di sotto, lago o mare che sia, mentre si va muovendo la serpentina dei pellegrini che affrontano la notte per arrivare quassù, al santuario del silenzio, dell'oblio.

Essi camminano servendosi di qualche torcia e ripetendo qualche litania; leggendo il libro e commentando come gli antichi Padri, convinti che verranno giorni migliori, sì, ma mai ricchi di intuito, profetici, come questi.

Ché pellegrinare è camminare nella notte tra i sentieri, mentre qualcuno dall'alto sorveglia lo spazio sottostante e intravede tante lucine che vengon su e scompaiono a tratti, come il baluginio delle stelle, della saggezza e dell'intelligenza. Gli uomini capiscono solo a tratti e solo a tratti riconoscono il cammino.

Non tutto e non sempre si intende.

Sarebbe bello aprire ogni volta il libro nel cuore della notte e riconoscervi che si sta parlando proprio di te, a te. Mentre più spesso senti dire e nulla ti scalfisce. Non parlano che d'altro: ad altri.

Trascorrerei la vita - tutta la notte - dentro questo tentativo di capire e di entrare dentro il senso di ciò che è bene e male per la mia esistenza; se la mia parabola è come il bolide che va dentro il cuore dell'universo e va alla deriva o a frantumarsi nell'atmosfera per polverizzarsi: se invece si incastonerà con la sua bella storia nella volta celeste o grigia e buia, come un tunnel, come una voragine, un buco nero, una stella spenta oramai e fredda.

Abbiamo provato non una ma cinquanta notti della vita nostra a capire, studiando e pregando, invocando e strillando, delirando. Non c'è vettore che spieghi, non quadrante, nessuna meridiana che ci dica quanto sia lunga questa notte in cui neppure la Legge ci parla.
Gli Ebrei intanto celebrano Shavuot, per ricordare la promulgazione dei Comandamenti, la presentazione delle primizie al santuario.

Si usa trascorrere la prima notte di Shavuot studiando per tutta la sua durata. Esistono dei libri appositi in cui sono indicati i brani della Bibbia, del Talmud e dello Zohar da leggere. Si legge nel libro di Rut.

Ma il libro di Rut in questa torre, stanotte, non riesco a capire dove sia finito.

Sarà per questo che la notte non finisce più.

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