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Il motore che non è immobile

Pubblicato da enzo cilento su 20 Aprile 2014, 09:20am

Tags: #attuale

Quel che possiamo raccontare è perché "ne abbiamo esperienza"; perché lo abbiamo visto o altri hanno veduto, altri di cui non si può dubitare.

L'argomentazione degli Atti degli Apostoli a proposito della Risurrezione, né solo di quella invero, miracoli e cambiamenti radicali avvenuti tra gli uomini che avevano incontrato Cristo, potrebbe esser valida per qualsiasi narratore.

Posso narrarvi solo ciò che ho veduto; e di questo - se ho già meritato altrove la vostra fiducia - potete essere certi: come della mia buona fede.

Ci sono momenti di crisi profonda nelle nostre qualità e in quello che abbiamo fatto e sperimentato di persona - né parlo solo di aspetti squisitamente religiosi: eppure, a meno che non vogliamo da noi stessi darci dei visionari e degli allucinati ("ci eravamo sbagliati") - negando dunque ogni cosa a noi stessi - ; nulla è innegabile quanto il fatto che quelle cose le abbiamo viste proprio con i nostri occhi, vissute sulle nostra pelle: non eravamo ubriachi. Esse ci sono veramente accadute; ci hanno cambiato l'esistenza, almeno per un po'.

Certo, si potrebbe obiettare che non siano per sempre, non per sempre vere: che tutto tramonta e finisce; e che ciò che ieri è stato vero, oggi non lo sia più, non è più efficace; ed anche questo è plausibile.

Anche se dovremmo domandarcene il perché?

Perché quel libro o quell'uomo, quella visione della vita, quella persona mi ha sconvolto e stravolto un pezzo della mia esistenza e oggi non accade più?

E' possibile che la straordinarietà, divenuta ordinarietà, non sortisca più alcun effetto?

Eppure allora era tutto così vero, così nuovo per la mia esistenza! Che cosa è accaduto nel frattempo? Ciò che è vero un momento non lo è più un momento dopo?

Non abbiamo risposte preconfezionate in effetti, anche se dietro ogni disinnesco c'è sempre la nostra mano, quella che normalizza e addomestica ogni cosa: il risultato cambia perché gli addendi non sono più gli stessi. Togli questo e quello e le cose non sono più le stesse: semplicemente non funzionano più.

Senza contare che ci è chiesto di continuo di crescere, anche di fronte a ciò che ci ha reso felici e ci ha spalancato nuove prospettive.

Se possiamo accontentarci dell'annuncio del Cristo Risorto (faccio un esempio) per immaginare una vita nuova anche per noi, se a questo annuncio non fa seguito una vita davvero cresciuta nel rinnovamento, ecco che quell'annuncio, depotenziato, dovendo fare i conti con una realtà deludente, non ci entusiasma più: non ci ha cambiato; è reso nullo.

Come per uno spettacolo deludente, una pubblicità ingannevole, un corso o un amore un'amicizia che non abbia tenuto fede alle promesse: una delusione!

Non abbiamo ricette in merito: di certo vanno compiuti i passi successivi, senza accontentarsi, uno dopo l'altro, per credere che l'annuncio sia vivente e non solo formale.

Vivere una trasformazione dei rapporti con l'altro e con sé stessi; magari con Dio; ribaltare davvero la scala dei valori e delle priorità della nostra vita; vivere con il gusto della novità le cose che intraprendiamo, senza infingimenti ma anche senza inganni: ciò che è vecchio, è vecchio.

Occorre essere creativi, anche nel convertire, nel rinnovare, la nostra giornata.

Ed è quello che sento oggi, come credo lo avvertissero molti uomini nel passato che della propria vita e del proprio incontro con lo Spirito (non per forza santo) hanno fatto uno spartiacque mai cheto tra il prima e il poi.

Ciò che abbiamo visto possiamo raccontarlo, non perché siamo nostalgicamente legati ai nostri ricordi che, se non rinnovati, producono solo nostalgia, ma perché continuano ad avere effetti qui ed ora, sulla nostra vita, tutta da costruire, tutta da reinventare, anche oggi e in questo momento.

Don Giussani augurava ai suoi ragazzi di non essere mai tranquilli ed era giusto così: c'è una voglia di cambiare che è il segnale più evidente della giovinezza del nostro cuore, che non nasce dall'accidia e dalla insoddisfazione, ma dal desiderio di dare seguito ad una intuizione, ad una esperienza vissuta davvero, da non seppellire, come i grandi amori che sono sempre per sempre.

Possiamo parlarne infine, solo se avvertiamo che non possiamo fare a meno di farlo, se tutto ciò è ancora il motore della nostra esistenza.

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