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Da Gabo a Macondo

Pubblicato da enzo cilento su 21 Aprile 2014, 08:22am

Tags: #attuale

Ho molti amici sudamericani.

Ci lega di frequente un'indole simile, sentimentale e religiosa, persino magica, come quel diaframma lacerato tra questa e un'altra vita, tra il mondo dei vivi e di chi non lo è più, in un dialogo mai interrotto, solo passati dall'altra parte dell'universo curvo o concavo, non saprei.

Del resto, le mie nonne erano nate e vissute in Brasile.

C'è qualcosa che mi lega a quella storia e a quella cultura.

Sarà che in casa circolano da sempre le storie dell'Aldilà che si insinua nel "di qua"; sarà che ancora riecheggiano le visioni di mia nonna che raccontava di apparizioni e di voci, di passi e di ombre, di premonizioni e di continue irruzioni di lontani e di scomparsi, nella sua vita.

Sarà che risuonano le sue litanie, le filastrocche in portoghese; i nomi delle cose secondo il modo del Brasile.

Sarà che quando i miei in Brasile ci sono stati, una folla di cento e più persone, parenti lontani e vicini, ha fatto loro festa in un locale di Rio.

Sarà quel che sarà: anche che i libri di Pessoa e di Amado, di Allende e soprattutto di Marquez sono i preferiti di mia mamma e vengon giù dalle librerie in modo colorato e strabordante; in ogni caso, Marquez e la letteratura del realismo magico, da noi, come in molte case del resto, è davvero una ospite abituale.

E i libri - si sa - l'arte, durano molto più a lungo della vita delle persone.

Morto il poeta di Macondo, dei Cento anni di Solitudine; la vita resuscitata da lui, da Gabo, è ancora e sempre qui, come il rosso fulvo dei capelli dell'eroina - quasi santa - del suo lungo racconto, in cui si parla dell'amore e di altre cose da raccontare.

Mia madre continua a parlare di Marquez e di Amado, intrecciando le loro storie con quelle che le raccontavano a casa la nonna del Brasile e le sue amiche alla sera e non per farla spaventare.

Davvero i paesi si popolavano di volti e voci sconosciuti, in certi giorni; davvero certe vicende sembravano scritte e previste come da un angelo custode che continuava a stare accanto a chi era ancora a questo mondo; davvero l'inspiegabile e il misterioso sembrava fare irruzione nelle cose riapparse dal nulla, che vivevano di una vita propria, di una propria sensibilità; davvero il sogno e la morte, la vita e la realtà più prosaica sapevano intrecciare le loro trame come forse solo nel Sud del mondo incantato si riesce a sentire.

Le donne con i loro difetti e le loro generosità, il loro abbigliamento singolare e la loro fede; femmine con i rosari e i pendagli, con le sottane di trine; donne grasse e rinsecchite, megere e sensitive, ubriacone e virtuose, solitarie; donne avvizzite e donne floride, mame grandi e piccole, figlie tristi ed orfane; uomini presi dalla carne e dal vizio; uomini tutti d'un pezzo, uomini affettati e femminei; ombre che li separavano e ricomparivano; figli bastardi e amanti; riti e culti, settimane sante e mille piccoli riti al limite con l'animismo.

Rileggo Gabo e rileggo le favole vere della mia infanzia. Che non muore: resta dentro, un po' come Gabo...

Ma se si spegne una vita, non si spenga per favore la vita interiore di un popolo e di un continente: Macondo non deve morire; come non deve morire tutta questa vita interiore e ulteriore a cui ci riferiamo ora.

Ho qui in Italia degli amici del Sudamerica.

Mi raccontavano spesso di questo bambino Gesù, di questa statuetta del santo che si dona in prestito all'amico nel bisogno per poi essere restituita, per grazia ricevuta.

Mi sono ricordato di qualcosa di simile che si diceva a casa, tanti anni fa, quando la nonna Orsola parlava della sua strana fede, piena di America del Sud.

E mi sono ricordato che la letteratura non muore mai: che vive nelle persone.

Che Dio consente ad essa e a loro un respiro come di immortalità che supera persino qualsiasi Gabo; e che arriva fin nelle foreste di Macondo e nel Mato Grosso, dove scorre non miele né latte, ma vita avuta e vita desiderata, magia che non smette di scompaginare i nostri progetti, la nostra dimensione e tutta la nostra piatta prevedibilità.

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