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Luci che non si spengono

Pubblicato da enzo cilento su 6 Gennaio 2014, 10:45am

Tags: #in vista

Un qualche bagliore è arrivato indubbiamente, anche nell'abisso del nostro dolore; ed un po' di luce del resto filtra dappertutto, perfino nei bassifondi dell'esistenza.

Cos'è che cerca del resto chiunque se non una idea di felicità?

La verità è che non abbiamo mai smesso di cercare di capire da dove provenisse e soprattutto a cosa dovesse condurre questo desiderio.

Ogni uomo nell'età della ragione intravede quel qualcosa che dà senso e caratterizza la propria vita; crede di farlo; e ci prova. Per qualcuno è solo far l'avvocato o il viandante; per altri il contadino, mettere al mondo figli ed animali, piante nuove; per un altro il cantante; per altri il sacerdote, chi il disegnatore; chi lo stagnino. E' così, signori...

Fare luce su noi stessi - che è poi la pace e l'armonia che ci vien chiesta - e che poi non è neppure uno stato o un punto fermo: è una volontà: vivo facendo luce su me stesso. Noi dunque, da molto lontano, ci siamo mossi, fin da dove spunta la nostra vita, fin dal vagito: da un oriente qualsiasi, un giorno, quello in cui siamo stati chiamati al mondo, ad essere: per giungere davanti alla verità di noi: la nostra verità è vivere cercando; ed è una suprema avventura.

Noi siamo questo e lo vediamo davanti ai nostri occhi, ora: è questo il bambino (noi) che vagiva fin nella mangiatoia. Prendiamocene cura. E solo su questo ci dobbiamo interrogare. E un po' giudicare.

Dove ci ha condotto questa stella che manifesta io dico la presenza del dito stesso di Dio nella nostra esistenza?

A cercarci: ci porta di continuo davanti a noi stessi, alla nostra immagine rispecchiata, che ha bisogno delle nostre stesse attenzioni, che noi la si veda, che altri la vedano con noi; che in chiunque è la medesima dignità di una esistenza chiamata ad essere qualcosa: uno che cerca la ragione di sé.

E siamo felici una volta individuato un percorso - uno da intraprendere - come un viaggio: ovunque conduca; come se fino a che questo non fosse accaduto, avesse vinto invece l'inquietudine di trovarlo: camminare per trovarlo il percorso, una via e una dimensione visibile, quasi un'immagine di quel che siamo chiamati ad essere, senza rimpianti.

Nessuno deve aver rimpianti infatti: è questo che ci vien detto viaggiando: E neppure deve rifiutare quanto gli è dato di essere: come davanti al quadro in positivo di Dorian Gray, noi siamo un dipinto messo lì ad aspettarci da qualche parte: non dobbiamo tradirlo.

Io lo so: da qualsiasi posto al mondo, da qualsiasi condizione, noi siamo stati illuminati e chiamati: con un bagliore una intuizione, un desiderio di credere a tutto questo: ad inseguirlo. E di questo si deve essere contenti mai rassegnati: è questo il grande peccato: rassegnarsi.

Mi sento orgoglioso pertanto come uno dei tre Magi perché cammino - ed è così che dobbiamo vivere: camminando - perché ho inseguito questa indicazione, dopotutto.

Partire, andare, magari sbandare, confondersi e riandare: mai fermarsi. Dove sei, verità di me? E così, di tentativo in tentativo, avvicinarmi alla dimensione: pellegrini tutti, alla ricerca della verità di noi, non sospendendo la vita, ma anzi vivendo senza mai sospendere il percorso: di esperimento in esperimento.

Non aver paura del fallimento; non aver paura della notte; non aver paura di sentire questa spinta a cercare e ad andare, ancora.

Me ne andrei - per così dire - tra i boschi e le valli, in mezzo ai salti e alle foreste, manieri e grattacieli, deserti e cattedrali, cappelle e guglie, nevi perenni e isole. Non mi stanco mai di sognare che dietro questo andare è la cometa che mi guida: a prendermi cura di me e di quello che incontro, perché ovunque io sia, sia armonia e luce che appare a chi in fondo è null'altro se non la luce, come me.

Gli Erode? Non ci fanno paura. Passeremo per altre via - è già accaduto - capita di farsi fregare talora, sappiamo di averlo fatto in buona fede - quasi sempre - e questo ci salva: per l'eternità.

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