Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

simeone.overblog.com

simeone.overblog.com


Là in mezzo trasognati

Pubblicato da enzo cilento su 7 Gennaio 2014, 17:28pm

Tags: #in vista

La vita è spettacolo, cioè stupore – mi dico.

Solo la condizione della meraviglia ci fa strabuzzare gli occhi; ci fa guardare e vedere ciò che ci circonda; ci trasporta nella dimensione della vita, che è dunque qualcosa che non si smette di guardare con interesse.

Non a caso la meraviglia divenne la bandiera dei poeti barocchi e secentisti – penso – di scenografi e architetti, Borromini e Bernini; di chiunque sosteneva che “per chi non fosse stato capace di stupire, sarebbe stato meglio darsi alla striglia” (G.B Marino).

Ma pur senza andare a certe estremizzazioni “teatrali” (epperò che bello il teatro che ci lascia a bocca aperta quando s’alza il sipario!); senza voler andare a quella volontà di stupire ad ogni costo, di lasciarci senza fiato, che poi finisce essa stessa col diventare scontata e banale perché strumentale, tanto che - chi vive solo per stupire - meraviglia semmai solo quando non lo cerca premeditatamente; va detto – a mio avviso – che è proprio questo saper restare ancora sorpresi dalle cose che è garanzia di essere ancora in vita.

Se non ti meravigli più, non vivi; e se le cose che fai non provocano il tuo stupore, forse è giunto il tempo di cambiare modo di viverle, o forse di viverne altre.

La vita è spettacolo, in questo senso; come nel circo gli acrobati che ti lasciano col fiato sospeso; come nel cinema, certe scene che ti lasciano con quello spirito stupito ed incantato.

Fellini, che non a caso amava tanto il cinema quanto il circo, ci ha regalato immagini di quello stupore infantile e religioso che non si dimenticano: il Rex che passa davanti alle coste romagnole, con la sua sagoma gigantesca e illuminata come una Epifania, una meteora, un ufo; il pavone che apre la sua coda nella campagna innevata, il pavone simbolo di immortalità, nel gelo.

L’immortalità è insomma un eterno stupore – ne conseguirebbe - una bocca aperta e degli occhi da bambino e, se volete, da provinciale, da contadino, di fronte allo spettacolo del progresso della tecnica della natura della sua forza, delle luci della città, come quelle di Chaplin, appunto.

E’ così che oggi mi è capitato di accogliere la vista inattesa della ruota aperta del pavone che ho visto in campagna, spettacolo inatteso, bellezza: lo spettacolo è una bellezza inattesa.

Lo spirito religioso che sta nella poesia e nell’arte, nella vita, è bellezza che ci meraviglia.

Quella ruota non l’avevo mai veduta – mi sembra – né mi aspettavo di vederla oggi, in un giardino di città, bellezza in gabbia, bellezza un po’ triste, bellezza ad ogni modo, spettacolo della bellezza melanconica.

Non c’è ambito in cui lo stupore non sia la discriminante tra ciò che dà valore e ciò che non ha sapore alcuno.

Non si tratta neppure del gigantismo e dell’amore per la colossalità; né del suo contrario, l’amore per le piccole cose, magari “di pessimo gusto”, per ricordare la Felicita di Gozzano.

Lo stupore credo che sia un’attitudine, una tensione verso ciò che non siamo solo noi; anzi è lo stupore, d’un tratto, che non siamo solo noi ad essere e ad esistere. Lo stupore nasce sempre dall’altro che si impone al nostro sguardo e che ci fa dimenticare di noi, in certo modo, una sospensione del tempo di cui siamo misura insopportabile quando l’occupiamo in modo esclusivo, di quando non pensiamo che a noi stessi: e allora il tempo sembra in effetti non passare mai.

Lo stupore è dunque sempre un altro.

E’ il pavone che apre la sua ruota piena di colori e di penne e ci ricorda che fuori il mondo è pieno di sfumature che avevamo dimenticato.

Che le nostre categorie non bastano a spiegarlo il mondo: che esso si sottrae alla nostra povertà e al nostro immiserimento. Che non c’è da stupirsi se qualcosa di più bello e di più variopinto del nostro stesso pensiero si impone a noi.

Così, se è vero che passa la scena di questo mondo – come ricorda il saggio e disincantato Qoelet – è anche vero che nessuna scena passa invano se sa intercettare la nostra maraviglia.

E che non c’è che augurarsi di non smettere mai di stupirsi per le ruote altrui; per quella sospensione dall’essere soli che si impone di fronte allo spettacolo in cui siamo invitati, come davanti al cinemascope. E noi là in mezzo trasognati.

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post

Archivi blog

Social networks

Post recenti