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In nome di Zefirino

Pubblicato da enzo cilento su 2 Gennaio 2014, 15:43pm

Tags: #I PADRI

Giro ozioso tra le pagine di storia del Cristianesimo (che sto riprendendo) e tra vecchi calendari, incapace di studiare con quella pedante applicazione che mi era propria durante gli anni dell'università e del concorso sostenuto per entrare come professionista nell'Ordine Maximo dei Giornalisti.

Grazie al cielo, col tempo si diventa più selettivi e capaci di "intelligere": ci sono cose che non cambieranno la tua vita né quella di nessun altro; neppure il tuo modus cogitandi et operandi: "chi dietro a iura e chi ad amforismi sen giva" - avrebbe detto Dante, ripreso poi dallo splendido Astolfo che sulla luna trova il cervelletto e l'ampolla che lo contiene di molti sapienti.

E grazie a Dio (bis o anche repetita iuvant ), a molti sapienti le cose non furon chiare, mentre a molti piccoli sì...

Ad ogni modo, così me ne andavo trastullandomi. La storia delle origini del cristianesimo è piena di persecutori e di perseguitati: lo scrittore Lattanzio, anche per vendetta, ebbe a scrivere un "Così muoiono i persecutori".

E che essi muoiano è fuor di dubbio. Prima o poi accade anche a loro.

Peggio stanno le cose quando i persecutori di noi stessi siamo noi: a Roma, con molto sarcasmo si dice "datte pace", cioè "lascia perdere, alla fine". Il che vuol dire che c'è un tempo per tutto: uno per studiare e uno per insegnare, uno per raccontare e uno per ascoltare; che i vecchi e i giovani, come ricorda la Bibbia, fanno cose diverse: sognano o invece hanno visioni...

In quei tempi brillano dunque - è il libro che docet! - i nomi di imperatori e scagnozzi ( i peggiori), quelli che applicano le leggi.

Settimio Severo (ricordare Leptis Magna per capire l'uomo) fu uno dei primi (193 circa) a sancire una persecuzione vera e propria. Se una certa tolleranza era ancora in voga nella molle capitale del mondo, Roma; in Africa - lo dice Tertulliano - essa non ci fu mai: a morte chi vuol convertirsi! Ma Tertulliano sappiamo anche di che pasta fosse...

Fino a che, nel 200 circa, di tolleranza non si parlò più in alcun modo ed in alcun luogo per tutto l'orbe romano: lo ricorda la nobile "Historia Augusta".

In tali frangenti, nelle strette maglie dell'autorità preposta caddero Perpetua e Felicita; Saturnino e Secondulo; Revocato e Saturo; Ireneo, forse e Andeolo.

Finita l'era della forca, con Macrino Eliogabalo Alessandro Severo e soprattutto Caracalla, che al mondo è noto per le terme e per i festival dei nostri giorni (per molti Caracalla è stato poco più di un impresario, come Mecenate: già, ma chi era costui?).

Papa in questi anni bui, fu tal papa Zefirino, uno dei pontificati più lunghi della Chiesa delle origini alle spalle, circa venti anni), e non è detto oltretutto che Zefirino non sia morto martire anche lui, circostanza non tanto incredibile dunque, visti i tempi.

Le notizie su di lui - incredibile dictu - si fermano qui: sappiamo che incrociò i Severi, che ebbe a che fare con adozianisti e modalisti, che avevano una concezione discutibile del rapporto tra Padre e Figlio; che riaccolse l'adozianista Natale nella Chiesa riducendolo però allo stato laicale; che venne sepolto a San Callisto, nelle catacombe, nell'edificio "sub divo", in cui venne voi sepolto anche san Tarcisio.

Papa Francesco ricorda spesso che anche questo è per la chiesa un tempo di martirio. Invero la chiesa è abituata alle catacombe e alla clandestinità e, non si capisce bene perché, è proprio allora che sa dare il meglio di sé, testimonianza di sé.

Le Chiese dell'est durante gli anni del regime comunista sono state una fucina di santità e di eroismo, chiese del silenzio e dei samizdat. Oggi che compaiono fianco a fianco al potere nei palazzi del Cremlino, perdono splendore, nonostante gli ori.

Alla Chiesa, come agli uomini, la commistione col potere e con l'odine costituito spesso fa male: è da pungolo che essa deve fare, parlare come fanno i profeti.

Forse sono queste le cose che ci piacerebbe ancora studiare. In nome di Zefirino...

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