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Quelle oasi nel cuore dello shopping

Pubblicato da enzo cilento su 2 Marzo 2013, 10:31am

Si sono tenuti giovedì a Parigi i funerali di Padre Pierre-Marie Delfieux, fondatore delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme. Nate a Parigi a metà degli anni 70, queste fraternità fecero seguito ad una grande intuizione di Padre Delfieux che pure era già stato cappellano universitario alla Sorbona, poi eremita per tre anni nel Sahara, nonchè buon amico di fratel Carretto. Al termine di questa esperienza di isolamento p.Delfieux si rese conto che il vero deserto di allora (e oggi, nondimeno) fossero le moderne città. Nacque così, con l'appoggio della Chiesa locale, in quegli anni, a Parigi, questa esperienza toccante inserita proprio nel cuore di un mondo del tutto, apparentemente, scristianizzato.

Grande cura della bellezza della liturgia, la bellezza del sacro e dell'arte sacra, scenari incantevoli dove il visitatore è interpellato in quella parte ancora rivolta all'Assoluto che resta nel fondo del suo cuore, sono gi ingredienti essenziali di queste Fraternità che sono davvero un polmone di Dio a cui chiunque può attingere ed avvicinarsi in quei momenti di preghiera aperti a tutti e nelle attività culturali che le fraternità promuovono.

Dopo l'esordio francese, l'esperienza del resto è approdato circa 15 anni fa in Italia, prima a Firenze, poi a Pistoia, a Roma, a Trinità dei Monti, con una appendice eremitica, in sovrappiù, nella vecchia struttura di Gamogna, tra Toscana ed Emilia.

Parlarne ha un senso per me non solo per motivi giornalistici, quanto per legami per così dire affettivi. Sono venuto infatti a conoscenza di questa realtà appena sei/otto mesi fa. A parlarmene una mia cara amica che sapeva della mia ricerca e dei suoi esiti contraddittori, così come una certa pista mi era stata inoltre indicata da mons. Giuseppe Casale, arcivescovo emerito di Foggia, che mi consigliava peraltro un'esperienza del genere, radicata nella tradizione monastica ma non lontana dalle esigenze di una società urbanizzata. Trovai pertanto delle notizie relative su internet e in seguito ho avuto modo di essere ospitato da loro a pranzo, di condividere i momenti di preghiera, di godere di un reciproco confronto, prima col giovanissimo padre priore, padre Michel Marie; poi con padre Jean Marie che invece si occupa del discernimento vocazionale.

So peraltro che la Fraternità è aperta anche a ramificazioni per così dire laiche ed apostoliche, impegnata nel lavoro anche extra moenia. Insomma, si tratta di una realtà variegata e molto attiva, di cui ho potuto apprezzare l'accoglienza e la versatilità. Ci siamo confrontati di recente infatti sulla reale possibilità di coniugare fede, annuncio e bellezza, laddove non c'è annuncio infatti se non attraverso la bellezza e l'educazione ad essa. Non è casuale infatti che la Fraternità abbia preso posto in antiche e meravigliose strutture religiose, laddove il tramite dell'arte diventa un elemento decisivo nel risveglio del sacro (fors'anche per questo, la Fraternità ha una sua vocazione culturale alta pur non essendo naturalmente discriminatoria). Di certo, quel tipo di annuncio si adatta in modo eminente a coloro che, lontani, sono in certo modo alla ricerca, e a tutti coloro che dell'arte sono estimatori e fruitori.

Partecipare ai loro momenti di preghiera al centro di Roma, nella città immersa nel passeggio dello shopping e nel caos del traffico, è davvero un toccasana: un luogo sicuro per ritrovarsi. Alla preghiera del resto partecipa sia il ramo femminile che quello maschile della fraternità, con un impasto vocale molto ben riuscito e armonico, bello da vivere e da ascoltare, un fascino diverso nel cuore della città turistica e dei consumi.

Ai pasti l'atmosfera è ugualmente raccolta: si rispetta il silenzio e la preghiera comunitaria, perlopiù in lingua francese.

Ne sono rimasto folgorato, tanto da aver stretto con loro una buona amicizia, foriera, spero, di ulteriori sviluppi, allo stesso modo in cui ne rimase colpito mons. Piovanelli, all'epoca arcivescovo di Firenze, che ne favorì l'approdo in Toscana quindici anni fa. Padre Delfieux è senz'altro uno di noi.

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