Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

simeone.overblog.com

simeone.overblog.com


Navigazione

Pubblicato da enzo cilento su 27 Agosto 2013, 08:38am

Tags: #I PADRI

Quando oramai era vicino il giorno della sua dipartita da questa vita, giorno che tu conoscevi ma noi ignoravamo, tu procurasti, come credo, secondo le tue misteriose vie, che io e lei rimanessimo soli, affacciati a una finestra, da cui si vedeva il giardino della casa in cui soggiornavamo, lì presso Ostia alle foci del Tevere, dove, lontani dalla folla, ci ristoravamo dalla fatica dl lungo viaggio per disporci alla navigazione. Parlavamo insieme, dolcemente, noi due soli e, "dimenticando le cose passate, volgendoci all'avvenire", ci chiedevamo, al cospetto della verità che era presente con noi - ed eri tu -, come sarebbe stata la vita eterna dei beati, che "occhio mai non vide né orecchio udì né mai ascese in cuore d'uomo". Ma la bocca del nostro cuore anelava ai torrenti celesti della tua sorgente, della sorgente di vita che è presso di te, affinché, irrorati da essa nella misura della nostra comprensione, potessimo in qualche modo elevare il nostro pensiero a tanto eccelsa realtà. (Agostino, Confessioni, IX).

Siamo rimasti soli alla finestra per parlare, lontani dalla folla; e ci ristoravamo - ricorda il figlio Agostino di quell'ultimo colloquio con sua madre, Monica: rimasti soli a parlare alla finestra, la finestra che dà sul giardino.

Che bello restare alla finestra, in una qualche giornata appena un po' più tiepida, quando l'estate sta già morendo; o all'albeggiare. E vedere e sentire colori e odori del giardino. Avvertire che saremmo potuti stare anche in silenzio e ci saremmo comunque detto tutto, in verità, in quel silenzio ch'è carico di pensiero e di preghiera.

Siamo alla finestra ad attendere: che la nostra vita coroni il senso di questa attesa e che venga presto un'altra pagina a completare il significato di questa prima. Tu che mi sei stata madre e questa maternità che mi ha condotto fino ad un punto; che mi sei stata data come compagnia, io credo, per scortarmi e precedermi, accompagnarmi, angelo custode che illumini e custodisci, che reggi me che ti sono stato affidato dalla pietà celeste.

Sono alla finestra con il mio angelo custode e ci disponiamo ad un'altra navigazione. Io so che mi posso fidare: mi hai sempre sostenuto per prendere il largo, mentre assaporavamo già la vita eterna dei beati, l'uno accanto all'altra, senza una parola, al cospetto della Verità, quella di fronte ai nostri occhi, che eri Tu, mio Dio; e a cui ella proprio mi aveva scortato, "dolcezza tanto antica e sempre nuova".

E a quel punto non ci sembrò tardi in alcun modo. L'angelo, a me: "Non so che cosa io faccia ancora qui e perché ancora sia qui, in quanto si è ormai adempiuta la speranza che avevo riposto in questo mondo...Vi era un solo motivo, infatti, per il quale volevo prolungare ancora un po' la mia esistenza su questa terra: ut te christianum catholicum viderem, priusquam morerer, prima di morire. E il mio Dio mi ha concesso ciò in sovrabbondanza..."

Avrei voluto dirle che separarci mi sarebbe costato. E so che lei mi avrebbe risposto che mai più di allora, mai più che da allora in poi saremmo rimasti uniti; che fin dalle viscere sue Egli mi aveva chiamato e che gli ero caro, consacrato.

Che ella sapeva che il frutto del suo grembo era un gran dono di Dio.

Finimmo per non aggiungere altro, alla finestra, con gli occhi chini sul giardino, dove si riflettevano tiepidi raggi di sole.

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post

Archivi blog

Social networks

Post recenti