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Il silenzio che canta

Pubblicato da enzo cilento su 10 Giugno 2013, 14:46pm

Leggevo domenica su "Avvenire" un inedito di Giovanni Pozzi, filologo e già collaboratore di Gianfranco Contini, a Friburgo e di Billanovich, "In biblioteca, parole senza voce", un vero e proprio inno al silenzio (non è già una contraddizione un inno a quanto non si canta e neppure si pronuncia?): quello dei libri e quello in cui veniamo interrogati, dalle nostre domande; da quelle che i nostri idoli strepitanti rivolgono a noi stessi; e da quelle che Dio ci pone, quasi mai garantendoci una risposta che sia ultimativa, se non condotta a Cristo e quindi nella fatica della ricerca, che è già di per se stessa una Croce, per quanto affascinante e silenziosa essa stessa.

Ma se in questo silenzio c'è da augurarsi che Dio ci rivolga la parola, interrogandoci, come fa con Giobbe imponendogli infine un silenzio di fronte al quale egli "si dissolve", come dice egli stesso e forse si converte e ne rimane consolato, a seconda del senso che diamo al testo ed alla parola in questione; c'è pure quel silenzio che non parla in alcun modo, in cui Dio non parla, sembra, e forse solo osserva: magari ama. E sicuramente ama osservarci, come fa con tutto il creato, in silenzio appunto: nel rispetto di una libertà di essere che solo il silenzio rispetta appieno e produce.

Perché, dove non c'è silenzio non c'è creazione ma al più emulazione, imitazione. Occorre sempre che ogni creazione - come nella Genesi - nasca da un grande silenzio, allo stesso modo in cui ogni atto e decisione va intrapresa in quello stato d'animo, se vuol essere autentica.

E l'unico spettatore che partecipi realmente - altra contraddizione in termini - come nel teatro, così nei libri - non è quello che schiamazza, ma quello che osserva, registra, guarda, partecipa appunto: emotivamente.

Tanto che il silenzio di Dio, quando sembra proprio non parli, non è un silenzio che debba spaventare: è il silenzio di chi c'è, osserva e lascia la libertà di essere, senza interferire, come fa uno che voglia educare a crescere senza dipendere ossessivamente ed in modo infantile.

Eppure quel silenzio di Dio ci sgomenta.

E' il silenzio di fronte al dramma, al dolore ed anche all'ingiustizia; di fronte alla nostra domanda, di fronte alle nostre scelte, mentre noi, abituati come Pietro ad esser presi per mano mentre sfioriamo l'acqua camminandoci, chiediamo aiuto e quel silenzio lo rompiamo: per chiedere aiuto, uomini in toto, uomini fragili e di poca fede.

Forse chi ha fede sta in silenzio del resto? (non mi chiederete più niente - come dice Giovanni), mentre chi ne difetta, domanda e straparla: rompe l'incantesimo che parla restando apparentemente muto.

E' il silenzio dei posti e delle case che ci parla: ci parla della storia, di chi l'ha vissuta ed abitata, quando sovvengono i popoli e le morte stagioni, come dice il poeta.

E' l'incanto cristallizzato ed apparentemente immobile di un luogo rimasto fermo all'ultimo che dentro lo ha occupato e vi ha parlato: la casa dei genitori quando non ci sono più; la stanza di chi se n'è andato; il cimitero pieno di croci com'è spesso il nostro cuore - come canta Ungaretti.

E' il silenzio di chi sussurra parole che avvolgono le cose che ha lasciato: le foto, i gingilli, i mobili, i vestiti, gli specchi: dentro i quali c'è l'immagine che non vedi e la voce che non senti: che è passata, ma è rimasta pronta a parlare, se solo fai silenzio.

Non bisogna averne paura di questo silenzio, come di quella memoria che solo nel silenzio si rianima, anche quella di Dio che solo nel silenzio ritorna a fare memoria di sé e ad essere di nuovo viva.

La parola che si fa carne, si disfa come la carne e resta eco, senza nostalgia, pronta a ridiventare quello che era fin dall'inizio: lettera, che parla e che parlando vive. Su di un'altra onda. Poesia, Novella sempre nuova e perciò Buona: parola conosciuta eppure mai sentita, mai così, non solo memoria dunque ma vita ancora, dono, non commemorazione: Spirito che ritorna, eucaristia.

E' a quell'onda dunque che appartiene il silenzio; tanto che il rumore forse non è neppure vita: solo inganno.

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