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Come una dormizione

Pubblicato da enzo cilento su 15 Agosto 2013, 08:45am

Tags: #in vista

Ammetto che non sono stato mai molto tentato dalla lettura degli apocrifi (mi sembra che già il resto delle Scritture contenga così tanto - forse tutto - che andarmi ad avventurare altrove sia solo, puro voyeurismo).

Eppure, in occasioni come quella di oggi, in cui la Chiesa latina celebra l'Assunzione al Cielo di Maria, verità di fede proclamata il 1° novembre del 1950; e quelle orientali, la Dormizione della Vergine; va detto che le fonti più copiose e ricche conducono proprio a quella sorgente misteriosa e nascosta, "apocrifa" appunto: Protovangelo di Giacomo e Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio, celebrazione decretata, per l'Oriente, nel VII secolo, ad opera dell'imperatore bizantino, Maurizio; e poi introdotta a sua volta, a Roma, da un papa orientale - peraltro nello stesso secolo - Sergio I.

Certo - senza infilarmi in questioni dottrinali che non mi competono - è chiaro che il termine di "dormizione" contiene un suo fascino particolarissimo, associabile del resto a tante rappresentazioni iconografiche che lo descrivono e che riproducono questo umanissimo lasciarsi andare al sonno della "dormizione" da parte di Maria, la madre del Cristo.

Del resto, "abbandonarsi" - in questo caso ad un dormire che non prevede corruzione fisica alcuna ma solo un rilassarsi completo del suo volto, senza rigidità di morte né dolore evidente - è quanto mai proprio dell'umanità di Maria e della sua santità che la rese degna di essere "cooperatrice" del Redentore, "strettamente unita a Lui nella lotta e nella decisiva vittoria sulla morte", questa sì; tanto che "la sua vittoria sulla morte si configura come la glorificazione del corpo, per mezzo dell'assunzione, dal momento che la pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste".

Ma lasciarsi andare - dicevo - come nell'atto della dormizione, è proprio di tutta la storia di Maria, obbediente anche lei fino alla croce (è ai piedi di questa difatti laddove la spada le trafigge il cuore, come nella profezia); e glorificata - come il figlio - fino all'Assunzione in anima e corpo, appunto.

Obbediente alla Grazia, docile a questa, collaboratrice e "piena di grazia" infatti - come recitiamo - ; Maria crede (torna in mente il passaggio sulla fede dei patriarchi delle Lettera agli Ebrei) fin dall'annuncio dell'arcangelo Gabriele.

In nome di questa fede e di questo abbandono si mette in cammino fino a casa di Elisabetta; per questo, va in Egitto e segue - credendo ed abbandonandosi a Lui - suo Figlio Gesù nei suoi tre anni di vita pubblica e fin sul Calvario. Maria crede e custodisce nel cuore, composta e serena appunto, come nell'atto del dormire proprio dei giusti (il riposo dei giusti e la loro memoria) e di chi fortemente creda e confidi nel Signore, tanto che "in pace si corica e subito si addormenta" - come recita il Salmo - e sta "tranquilla e serena come un bimbo svezzato in braccio a sua madre" - tra le braccia del suo Dio.

Dormire del resto è l'atto completo del nostro abbassar le difese; è il nostro lasciarci andare, inermi e quasi confidenti, come Maria nell'atto del mettersi a dormire: come in un affresco che ho veduto nella chiesa abbaziale di Chiaravalle Milanese, in cui, una Madonna non più ragazza, si accinge appunto all'atto della Dormizione; come l'Ermengarda che si lascia andare sul suo letto, al sonno, dopo le intemperie della sua esistenza, nei versi dell'Adelchi manzoniano, quasi che non sia morte, ma solo riposo, dormire...

E in questo dormire, essere accolti in corpo ed anima, una cosa sola, nella Luce di Dio, deflagrante o solo aurora, in un coro di angeli e di beati - come recitiamo nei misteri del S. Rosario - "incoronata" come una regina, in broccati preziosi, Regina della Fede: che è poi ancora un dormir tranquillo, appunto, confidando: da Betlemme all'Egitto, fino a Gerusalemme, con un manto di stelle al posto del sudario; e una voce di mamma intatta "per grazia e meraviglia".

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