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La verità che va a tentoni

Pubblicato da Enzo Cilento su 7 Giugno 2015, 08:56am

Tags: #in vista

Sfilano in processione per la festa del Corpus Domini. Mi piace di più pensare, riflettere.

Una cena, l’ultima, e poi il pane da dividere, un bicchiere da bere, due parole su ciò che sarà; su quello che desideriamo per il nostro domani. Dev’essere andata così: come in una serata tra amici strettissimi; magari a casa di uno di loro; o forse in una taverna, riuniti.

“Come sarà, amico, il regno dei cieli, e la felicità, l’America e il cielo sopra Berlino; e i grattacieli? Dici ci crederanno, amico mio? “Conquisteremo” il mondo senza soldi e senza niente? O forse invece sarà sempre così, quattro gatti, quattro amici al bar; lontano da ogni cosa; dal mondo con le sue manie, soldi e cariche, aspetto e look da curare, pubbliche relazioni, altari d’oro e gerarchie che fanno male al cuore?

E come ci difenderemo, se ci accuseranno? E dove andremo a dormire? Chi ci darà da mangiare?

Quando sarai nel Regno che dici, vorremmo stare con te; uno a destra e uno a sinistra, se lo credi”.

Era questo il tenore della serata, in quel corpo, con quel sangue che gli circolava dentro, che se lo portava a spasso molto più che in processione: se lo portava dietro con tutto il suo mistero, una vita e le sue idee, giustizia, eguaglianza, solidarietà.

Un corpo senza un’anima non è niente e, se me lo porto in processione è perché quel corpo si mantiene su quell’anima, è quella la sua vita.

Mi piacerebbe pensare – con più consapevolezza talora – che di quel corpo siamo la prosecuzione, lo stesso dna, sangue del tuo sangue, come con mamma e con papà; e che da quella vita, come da un cordone ombelicale ci alimentiamo; che è così che diventiamo un’anima grande ed un corpo che suo modo la contiene.

Così come non mi piace pensare alla tradizione, alla convenzione, al folclore. Non mi ci so piegare, anche se mi piace, come accade al turista, la semplicità della gente in strada a preparare l’infiorata.

Io procedo in altro modo, come sempre.

La nostra processione è andare invece, giorno per giorno; vivere e quindi procedere e camminare cercando di restare in piedi su questo corpo, con quest’anima.

E dono perciò quel che è la vita mia e quel che mi compone: parole, scritti e poesie, gesti e fiori e ancora una canzone e poi una scena, a teatro, una discussione; un punto di domanda; una consolazione; un confronto, un’accoglienza ed il silenzio, la lettura, lo sguardo, il dono della vista e dell’udito; la sensibilità che mi fa fremere e vibrare di fronte all’Assoluto che domanda e che sgomenta, come il sublime di fronte a cui non ho parole.

Il mio Dio è questo andare e lo scoprire mai del tutto, solo a brani, brandelli e timide intuizioni. Procediamo tutti, tra gallerie e luce, spesso a tentoni.

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