Ogni cosa ha il suo nome

Pubblicato da Enzo Cilento su 16 Aprile 2015, 17:55pm

16 aprile: E’ il giorno della catastrofe (Yom ha Sho’ah) per gli Ebrei, questo.

Lo è per tutte le persone di buona volontà, quelle che hanno rinunciato allo stato di belve. Un uomo a immagine di Dio, somigliantissimo come dicono le Scritture e come a noi piace tanto ripetere perché è pieno di dignità tutto ciò; la cui eccezionalità rispetto agli altri esseri non consiste dunque soltanto nella ragione che pure, in assenza, genera mostri; ma che invece risiede soprattutto nella immagine riflessa del divino che è in ciascuno di noi.

Siamo ancora nel pieno di giornate convulse e buie, ottuse, dove aver chiamato una cosa con il suo nome, “genocidio”, ha provocato una crisi diplomatica internazionale, a cento anni di distanza.

Quando lo troveremo noialtri il coraggio di dare ad ogni cosa il suo proprio nome?

E’ genocidio; come è shoah quella che ricordiamo oggi per i sei milioni di ebrei eliminati negli anni ‘33/’45 dello scorso secolo, secolo breve certo e purtuttavia drammatico.

Così come lo è quello in Ruanda e in Burundi, sul finire del 900; così come ora è persecuzione quella dei cristiani caldei e maroniti; della chiesa di Assiria; come una volta di quella curda ed armena; come lo era quella di quelle chiese (uomini) perseguitate nei Paesi comunisti, ieri e sempre. Come lo è ogni persecuzione che tende all’eliminazione dell’altro: dei rom e dei sinti; dei dissidenti e degli omosessuali.

Chiamiamo tutto col proprio nome senza averne paura. Non si può essere cristiani tiepidi - ricorda l’Apocalisse di Giovanni a quelli di Laodicea - se non si vuole essere vomitati via.

Non si può essere uomini in combutta con la menzogna se non si intende rinunciare alla propria dignità di esseri umani, alla ricerca del vero e del buono, di ciò che è bello vivere.

Il santo dei senza dimora

Gamaliele

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