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Il corso della storia

Pubblicato da enzo cilento su 4 Marzo 2015, 17:59pm

Tags: #in vista

Ho avuto spesso la sensazione di essere chiamato a cose speciali. E chi è del resto che non l’ha pensato per sé?

Forse si tratta davvero di una sorta di confessione.

E’ che spesso ci vediamo così grandi: “non è possibile che il mio sia un ruolo di contorno, una vita come tante che passerà senza lasciare traccia”. Ed un po’ di orgoglio e di presunzione è sempre dietro la porta.

Poi, più di frequente, non è proprio nulla di eccezionale che ci è chiesto. Chi può dirlo?

Un bagno di umiltà: “sei uno dei tanti e la tua esistenza non cambia il corso della storia. Essa sarebbe andata avanti anche senza di te. Bisogna dirlo e ammetterlo. Le cose sarebbero andate nel loro verso: non ho cambiato il loro corso”.

Non so se ciò che sto provando sia simile all’amarezza del ridimensionamento, come di uno che venga “smascherato” per quel che è, un dilettante, per così dire, della vita; ed uno dei tanti.

Ah sì. Verrebbe da piagnucolarci un po’ su, perché siamo così infantili nei nostri desideri e così poco rassegnati all’idea che…

Non siamo neanche stati in grado di farci largo a gomitate del resto, anche perché non era nelle nostre corde; e farci largo dove, oltretutto? Uno alla destra e all’altro alla sinistra del Cristo, Re della Gloria, volevano stare quei due, per dire, i figli di Zebedeo. E non sapevano cosa significasse.

Tutti, se potessimo, vorremmo stare al posto loro. Ma non è da tutti, appunto. Bisogna prendersi quel che siamo, paure e meschinità, nostri limiti compresi e farci i conti: questo sono io.

Quante cose mi stanno insegnando questi mesi solitari: persino che nessuna grande cosa mi è chiesta, credo, se non quella di ridimensionare le mie pretese e di guardare attorno a me gli altri poveri Cristi – come li chiamo io – che mi è dato di avere al mio fianco e che sembrano chiedere – non ch’io possa molto – di stare con loro, in qualche modo, sulla stessa barca, o forse sulla stessa erta salita che è l’esistenza di ciascuno, quando la via in piano è finita e comincia ben altra fatica.

Siamo qui; e davanti a chi chiede non si può dire “ho altro da fare”.

Non si può, proprio non si può, anche se avresti voluto, avresti desiderato, avresti sognato…

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B
"Essere chiamati a cose speciali" : <br /> é vero - mi dico - forse quell' "essere al fianco" e accendere qualche luce sulla salita della vita, nella stessa barca di uomini in difficoltá (e non c'é immagine piú attuale di quest'ultima....) non é poi cosí poca cosa (credo).<br /> Se fossimo ancora adolescenti potremmo rispolverare quella frasetta poetica che si scriveva sui diari di scuola e che comunque puó essere efficace per riassumere quello che a grandi linee accade realmente nella vita di molti: ....forse per il mondo non sei nessuno, ma per qualcuno tu sei il mondo....<br /> E cosí la potremmo adattare - oltre che ai compagni di scuola innamorati degli anni verdi - anche ai volontari, ai medici senza frontiere, a tutti quelli che hanno voglia di "curare" in qualche modo corpo e anima di altri perdendosi in un anonimato che brilla in sordina....<br /> Ruoli piú che di contorno - direi - di sostanza:<br /> persone che "fanno dell'Altro" (inverto e gioco con le parole giá usate nel pezzo del blog) il vero senso della vita, quello che (chissá) ne modella il corso: forse questo non sembra Speciale, ma ...si puó....e ogni tanto la cronaca ne dá notizia anche se il gossip fá piú notizia, audience.
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