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Il tempo trovato

Pubblicato da enzo cilento su 3 Marzo 2015, 09:10am

Tags: #preghiere

Ci sono almeno due logiche, persino contrapposte in apparenza, riguardo alla “gestione” del nostro tempo, che è poi l’unica ricchezza che davvero possediamo (?); o forse è essa che possiede noi, non so.

Certo, è vero che questo tempo – prezioso e tiranno – è un dono (ci è stato dato); e forse è null’altro che un investimento da fare, da non dilapidare; infine persino “da donare”.

Già: ma a chi?.

E forse il tempo della nostra vita mortale… Chissà…

In ogni caso, il tempo che pure ci sfugge sempre, reo o benedetto, e che inseguiamo; e che neppure vorremmo mettere unicamente al servizio del nostro solo egoismo sfrenato, insensibile, solipsistico, è la ricchezza in sé: il tempo è più che denaro; è ciò che ci costituisce. Noi siamo il nostro tempo.

E anzi, più passa il tempo – e gli anni – e più questo appare evidente. Come vivi il tuo tempo? Quello è la tua vita e chi si annoia, è della vita (e del tempo) che prova noia. E allora perché il male, di vivere, e la noia son così diffusi?

Dovremmo donarlo il tempo, allora – ci dicono - cioè investirlo per ciò che vale; già. Ma non posso fare a meno di chiedermi cosa sia.

Forse vale ciò che ci dà conforto.

O forse vale ciò che ci oltrepassa e forse ci fa essere dimentichi del tempo che siamo e che o non passa mai; o che passa, volando.

In tal senso, il tempo dedicato agli altri sarebbe un tempo che ci oltrepassa e ci rende dimentichi di noi, in apparenza, vincendo la noia di essere senza senso, tempo vuoto; è quello che vincerebbe la frenesia del nostro essere tempo da riempire insomma; o da svuotare, almeno per respirare.

La verità è che se non di rado senza pietismi mi piacerebbe dedicare tempo a chi ha bisogno del mio tempo per non sentirci soli, loro ed io; poi non di meno mi chiedo se tanto sia sinceramente profondamente vero e neutrale, appagante, certo.

Immagino di sì.

Tempo per la poesia, ci vorrebbe; occorrerebbe invece, per i nostri sogni, esso; e tempo ancora per la musica e l’armonia; tempo per la bellezza: anche tempo per il dolore, per la gioia. Forse il tempo va “solo” gestito (?) nella varietà, né può essere un problema “sano” il tempo e la sua gestione: esso è quel che si è. Io sono il mio tempo

Spesso ci viene chiesto di “usarlo” per cose che normalmente non amiamo; e tanto ci vien chiesto di “offrirlo”.

Ma è possibile amare il tempo offerto per cose che sinceramente non faremmo?

Una lettura cristiana tradizionale – per intenderci - ci direbbe di sì.

E il tempo allora dedicato a quel che amiamo è davvero tempo del diavolo? E’ sterco? Tempo uguale denaro.

E’ egoismo e nient’altro? E allora dov’è l’inganno? E dove il segreto?

Ah, l’armonia com’è difficile!

Fosse anche e solo nell’organizzare il tempo della nostra vita.

Eppure a questa età, senti che è venuto il tempo di non sprecarne a chiedere favori ai pre-potenti, ad adulare per ottenere; a farsi strattonare ed usare.

Senti la stanchezza di essere stato usato per troppo tempo; come se il tuo di tempo non avesse valore: quello altrui invece sì, tanto!

Ho voglia solo di usarlo per ciò che sta a fondo del mio cuore, invece, ora: un insanabile bisogno di Dio, di serenità: un bisogno di pace.

Senza telefonate, senza essere violentati dagli appuntamenti che non si possono rimandare e dalle cose, solo “cose”, che si devono fare. Ridateci il tempo donato, perché lo possiamo amare.

Trova il tempo di riflettere,

è la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare, è il segreto della giovinezza.

Trova il tempo di leggere: è la base del sapere.

Trova il tempo di essere gentile, è la strada della felicità.

Trova il tempo di sognare, è il sentiero che porta alle stelle.

Trova il tempo di amare, è la vera gioia di vivere.

Trova il tempo di essere contento, è la musica dell’anima.

Si tratta solo di un’antica ballata irlandese.

Magari vale la pena perderci del tempo, per leggerla. O forse meglio non perderci un attimo: gli attimi che non sono mai senza tempo. Quella è solo poesia, pessima poesia, perfino un po’ dolciastra… Ne ho l’idiosincrasia.

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