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Oranti ma separati

Pubblicato da enzo cilento su 25 Gennaio 2015, 10:37am

Tags: #attuale

Per l’unità dei cristiani ed il dialogo interreligioso. Era questo – vado a memoria – il tema della riflessione e della preghiera della settimana appena trascorsa, nella Chiesa Cattolica.

Si trattava di un buon tema su cui riflettere.

Poi mi si dirà che si prega, di volta in volta, ora per le famiglie; ora per i consacrati; ora per gli ammalati; poi per la pace; e per mille altri motivi tutti nobili; per il dialogo con l’ebraismo infine...

Mi sovviene che Agostino parlando della funzione della preghiera aveva chiarito “non preghiamo per suggerire a Dio quel che Egli già sa essere bene per noi; ma per rimettere noi stessi a fuoco quali siano gli obiettivi reali della nostra esistenza, della nostra crescita”.

Di certo, è motivo di scandalo questa divisione millenaria tra le chiese; lo è al punto che a volte si presenta difficile persino rendere ragione di essa, quando si è interpellati da chi ne sa meno e sulla questione non si è mai interrogato personalmente.

“Perché divisi? – mi chiedono amici e familiari – perché separati, ortodossi e cattolici, chiese riformate e chiese nazionali?”.

Ci si meraviglia inevitabilmente che, pur parlando dello stesso Cristo, ci siamo trovati col tempo ostacolati da steccati insormontabili, in fazioni separate e distanti, ostili. Perché è dell’uomo dividersi e dire “io sono di Paolo ed io di Apollo”?

E’ solo quella sorta di inclinazione alla partigianeria, alla contrapposizione , al male infine, che ci ha condotto lontani gli uni dagli altri?

Non è questo lo spazio adatto, non è questa la sede per affrontare in modo sistematico la cosa.

Ne osservo solo lo stupore che genera negli osservatori più o meno distanti, più o meno neutrali, per non dire di quelli maliziosi che qui trovano materia sufficiente per trarre conclusioni del genere “eccoli i cristiani faziosi e integralisti! Ecco come la fede alimenta le guerre e le intolleranze!”.

Di fronte ai quali a volte ci mancano gli argomenti… A me, mancano! Non sono più sufficienti – voglio dire.

Sappiamo che è un bene l’unità senza l’omologazione; e per questo “facciamo voti”, magari sempre, si sarebbe detto un tempo, e compiamo azioni: di riconciliazione e di fraternizzazione.

Se “in hoc signo vinces”; in tanti simboli contrapposti non si può che non essere riconoscibili; e si perde: quello che siamo.

Muoio dalla voglia di ricordare il passo evangelico di oggi: chiamati a due a due, gli apostoli, erano tutti diversissimi tra loro.

Cosa ci impedisce di riconoscere la stessa dignità, la stessa chiamata a chi non si conforma appieno al nostro modo di essere, di sentire e di manifestare la propria fede?

Aldo Grasso, quest’oggi sul Corriere, in prima pagina, parlando del web, scriveva che nella Rete troverebbero posto tutti quelli che sentirebbero di avere qualcosa da dire, pur non pensando alcunchè di originale.

Temo che “tra questi cotai son io medesmo”, secondo il lucido ragionare del collega Grasso.

Voglio dire che sull’argomentio di cui sopra non mi illudo oggi di addurre argomenti particolarmente nuovi e articolati.

Tralasciando il fatto che quelli che ragionano come Grasso, nello specifico rischiano di farsi guidare sovente dalla puzzetta sotto il naso, dimenticando che talora si ha da dire pur senza senza “un maitre a penser”. Di quelli ce n’è già tanti. E tutti l’un contro l’altro armati.

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