Devo crederci - e ci credo, fortemente - che non devo avere paura: che quel che sto facendo e costruendo è un'iniezione di fiducia.
Che Dio guarda con simpatia questo figlio che non ha paura della vita e neppure di partire per una nuova avventura.
Credo fortemente che mi si chieda tutto questo coraggio per costruire ed aderire a questo progetto di vita. E credo che - come qualcuno prima di me - sia naturale chiedersi "e perché non io?".
Perché non io per una vita dedicata a ciò in cui credo, vissuta gomito a gomito con l'Amore della mia vita? Perché non nel modo che sento, senza chiedere nulla, quasi niente, e confortato dal suo sguardo che dà fiducia? Perché non io a dedicargli tutta la mia forza e la mia gioia come se mettessi al mondo un figlio, che anzi mettere al mondo un figlio è quasi la stessa cosa.
Con la gioia che si mette nel costruire una casa nuova, o un oggetto che hai sempre sognato, con quella cura, sognandone il nome e dicendo che lo chiamerai così e così ancora; e immagini come ti vestirai e come si vestirà lui, il tuo bambino, la tua creatura o invece la parete che dà sul giardino.
Ce l'ho quel talento - sta tutto nel mio desiderio - e sta nel mio coraggio e nella mia fantasia, nella mia fede in quel che faccio.
Dovremmo dircelo ogni mattina e ripartire, viaggiare e costruire la casa e il castello, la porta che dà sulla valle ed il fossato, una splendida vetrata da cui affacciarsi a benedire la gioia di mettere al mondo e di costruire che ci soccorre ancora: avere fede che non ti manca nulla, che stai facendo quello che Qualcuno ti ha sussurrato al cuore. A cui non si comanda, solo si accompagna per vivere felici.