L'ultima Thule è la terra di nessuno dove si approda talvolta nel nostro viaggio. Quando ti vien tolto tutto, come all'amministratore che sei sempre stato, delle cose che non sono tue e che credevi ti appartenessero, per cui Giobbe solitario, sei costretto a rifare i conti con la tua assoluta nudità: "nudo nacqui, e nudo me ne andrò".
Allora sapremo di essere davvero dipendenti, in tutto o quasi, da quello che avremo seminato e dagli amici, dai rapporti che saremo riusciti a costruirci in vita. Il buon amministratore sa di non potere molto da solo: di aver bisogno di altri, in quel momento, qualora ne avesse dubitato, prima.
Molti ti chiedono, nel bisogno loro e tuo; e nel momento del tuo fulgore, di star loro vicino. E averlo fatto spesso paga, anche se ha un prezzo. Molti ci si affidano e bussano alla porta distraendoci da noi stessi e dai nostri progetti.
Mentre in questi giorni è questo che mi accade e che dovrebbe lusingarmi perché c'è chi ancora mi si affida, non posso fare a meno di pensare a quanto mi vien chiesto e a quanto devo imparare a dare: all'amico in difficoltà, a quello colpito dal lutto, a chi disperato si rivolge a me per un aiuto; a chi solo mi chiede una presenza o una preghiera.
Chiedo al Signore di esserne capace, non per astuzia, ma per provare pure la mia capacità di essere solidale. E' su questo che posso misurarmi e spesso ritrovarmi ancora una volta inferiore a tutte le mie pretese, a tutte le proiezioni trionfalistiche che avevo fatto su me stesso.
E anche questa è terra di confine.