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A proposito di Agar

Pubblicato da enzo cilento su 14 Aprile 2014, 18:34pm

Tags: #in vista

Sara la vecchia era sterile e ormai priva di fede: era evidente che non avrebbe avuto figli. Sara invita perciò Abramo ad unirsi con la schiava Agar - ad usarla - perché dia loro un figlio. Questo vuol dire comportarsi da padrone.

Agar la schiava mette al mondo un bambino, dunque, Ismaele e capisce che quel figlio è suo, suo e di Abramo; né vuole più separarsi da lui.

Verrà maltrattata per questo; verrà scacciata e umiliata, calunniata e costretta al deserto ed al rischio di veder morire di sete e di fame il suo bambino: Agar sarà visitata da Dio però che le garantirà un futuro; un altro popolo, un'altra terra, un'altra eredità.

Nessun uomo e nessuna donna a questo mondo possono essere usati impunemente, secondo questa pagina della Genesi: nessuno può essere privato del frutto delle sue viscere e della sua intelligenza: nessuno deve essere strumentalizzato.

Quale lezione, dunque?

Quella degli uomini che vorrebbero manipolare la volontà altrui e vorrebbero piegarla ai propri desideri e ai propri bisogni. Quella degli uomini che preferirebbero veder morire le idee la personalità le passioni gli amori i bambini di coloro cui Dio ha concesso di metterli al mondo. Quella della necessità di separarsi in tal caso, trovandone il coraggio, di cercare una terra promessa e donata, per sfuggire a coloro che mai ci hanno trattato a partire dalla nostra dignità di uomini.

Giunge il tempo in cui i popoli e le genti devono trovare terre diverse per vivere; e luoghi differenti in cui crescere e prolificare; tempo in cui si deve riconoscere una incompatibilità insanabile a cui Dio stesso dà il diritto di esistere e di essere certificata: c'è un tempo in cui bisogna riconoscersi il diritto di maternità e di paternità dei nostri figli, dei nostri sogni, dei nostri progetti, anche qualora altri non li avessero voluti intendere o li avessero voluti piegare a sé.

E' il tempo della crescita e della scoperta della propria identità; è il tempo del dolore e della separazione ma anche della gioia di crescere il frutto del proprio grembo; è il tempo in cui riconoscersi infine il privilegio di essere stati chiamati da Dio per ascoltarlo, per realizzare qualcosa che gli sta a cuore, qualcosa di totalmente diverso da ciò a cui altri sono chiamati.

Agar questo bambino vuole svezzarlo e farlo diventare adulto: Dio le dà conferma nel deserto che è un desiderio giusto.

Bisogna tenerne conto nei momenti difficili, quando siamo contrastati, umiliati e offesi, usati e manipolati, vilipesi: Dio ci sta parlando per dirci: prenditi la responsabilità di questa paternità: farò del frutto delle tue viscere un grande popolo. Non temere. E lo ripete 360 volte, ogni giorno.

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