Succede quasi a tutti di essere in viaggio verso Carran, come accadde a Giacobbe.
E che, nel corso di quel cammino, ci si trovi, sul limitare delle tenebre, a dover fare tappa in un luogo sconosciuto, che non si era programmato: "Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo".
Uno si ferma per strada, perché quando è notte è meglio star fermi: è meglio aspettare che si veda qualcosa, per voler continuare con la stessa metafora. E la notte, oltretutto, è da sempre il luogo ancestrale di tutto ciò che ci è ignoto e che mette a rischio le nostre povere certezze, le nostre conoscenze, come la notte della ragione e la notte della fede. Entrambe generano mostri che mettono paura.
Ci si ferma per riposare e per star sicuri, anche se capita di stare scomodi - in quella notte - di dover appoggiare il capo sulla pietra dura. Non garantisce nessuna comodità. Come non la garantisce una notte sconosciuta in un posto che non hai mai visto e che non hai mai pensato di abitare.
Alcune fasi della nostra vita sono notte - senza meno - quando nulla è chiaro tranne il fatto di non riuscire a vedere vie d'uscita (quanto è lunga la notte? - grida la sentinella).
Ed in quella notte, notti di desolazione, non va presa nessuna decisione, salvo quella di prendere respiro per continuare il viaggio. Vengono meno affetti e familiari, amici e certezze, idee e programmi e ci si ferma, sulla pietra dura di quella realtà spogliata dei nostri sogni per riprendere contatto col nostro cammino e con le nostre energie.
Allora capita di sognare, come Giacobbe, "una scala che poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo". E si sogna di camminare che si è a metà del viaggio e che sopraggiunge la notte buia e che ci si debba fermare in un posto sconosciuto. Tutto come un gioco di scatole cinesi, di vite vissute e di sogni, di cammini fatti e immaginati, di mete raggiunte ed agognate, mentre le realtà si confondono e, confondendosi, si arricchiscono di particolari nuovi, che la veglia ed il sonno non lasciavano vedere: cambiano le prospettive e quella onirica arricchisce la realtà, come quella reale completa quella del sogno.
Sogni infine che un Dio e un Dio - uomo, il Cristo, scenda giù da quella scala e porti in alto chiunque lo segua: "A te darò la terra sulla quale sei coricato", quella su cui sogni appunto e giaci, fiducioso.
Come un Cristo, appunto, innalzato sulla sua scala, una croce, dopo il sepolcro, una pietra, su cui morire e sognare di salvare l'uomo.
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo...Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo"
E' che spesso la porta del cielo, la casa di Dio è in un posto in cui ti trovi senza averlo studiato. E' la situazione che non avevi programmato. E' la porta stretta che avresti volentieri evitato: quella che non avevi sognato.
La via non è sempre dritta e la notte incombe. Come una voce che ti sorprende " Sono qui, non avere paura". Ti fermi, albeggia e riprendi a camminare.