Bisognerebbe trovarlo un antidoto all'amarezza.
Magari sarà l'onnipotenza: chissà. Per poter accontentare tutti e piacere a tutti, a cominciare da Nostro Signore, a cui in genere piacciamo sin da subito e per sempre, perché l'amarezza spesso è indotta dalla nostra fragilità (qualcuno dirà dalla poca fede): io direi talora dall'eccessiva fiducia riposta negli uomini.
Che deludono, inevitabilmente.
In realtà, piacere a tutti è la croce più alienante che possa esistere.
Essere con i genitori, servizievoli, ed abitare possibilmente sotto lo stesso tetto fino a 60 anni. Con i fratelli, arrendevoli, fino a far loro dono di qualsiasi bene e prerogativa che pur ti spetterebbero. Essere con gli amici, pronti ad ogni complicità; al lavoro, umili e compiti, obbedienti, senza mai fare ombra a nessuno; con il partner, creativo e mai scontato. Con tutti: alunni e figli, lettori e superiori, quello che loro dicono: niente di più. Essere perfettamente inappuntabili, anche se quella inappuntabilità, alla fine, ti verrebbe rimproverata: "ma chi si crede di essere?".
Il contrario - mi hanno insegnato - è essere un po' più se stessi, non propriamente strafottenti, ma insomma un po' meno dipendenti dal giudizio altrui, a costo di apparire ruvidi.
"Le persone di carattere hanno tutte un pessimo carattere" - diceva Montanelli. E direi - senza offesa - che persino qualche personaggio biblico, anche di primissimo piano, era tutt'altro che arrendevole e morbido: da Giovanni il Precursore, il Battista, a Gesù di Nazaret e, benché entrambi abbiano finito col pagare di persona, entrambi non la mandavano a dire: anzi, invitavano a scuotere la polvere dai sandali ed a salutare, in caso di incompatibilità "ambientale".
Perché mai costoro hanno preteso l'alienazione: amore, quello sì, certamente: per la Verità, professare la quale è sempre il più grande gesto di carità che si possa fare.
Me ne andavo a zonzo per Roma, nei giorni scorsi, e mi sono accorto che piacere a tutti, in una grande metropoli è indubbiamente meno richiesto, anche molto più difficile; e che pure per questo si ha la sensazione che nulla ci sia di più alienante che cercare il consenso plebiscitario.
Che una malintesa idea di famiglia e di comunità può essere sovente causa di enorme infelicità e di una sorta di buonismo perbenistico.
Da quello andò via anche Nostro Signore, prima che lo facessero a pezzi.