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La vendetta dell'Urss

Pubblicato da enzo cilento su 6 Maggio 2013, 17:51pm

C'era una volta Pol Pot. E c'era anche Ho Chi Min e ancora Mao Tze Dong. E prima ancora c'erano stati Stalin e Breznev, Lenin e Kruscev; gerarchi e Terzo Reich; Tito e Hoxha.

E' la razza dei populisti e dei dittatori, di quelli sanguinari e folcloristici come Idi Amin Dada e come ogni Ducetto di periferia, mascella volitiva e tono da tribuno; di quelli autarchici come certi emuli pallidi di Fidel, centroamericani; colonnelli e uomini forti in giro per il mondo, in ogni epoca.

Insomma anche questa è la razza degli uomini di cui Chaplin si era preso gioco nel suo Grande Dittatore che giocava a far rimbalzare il suo mappamondo sulle ben note natiche dell'ex clown Charlot.

Anche le favole di una volta raccontavano di queste storie, come quella del Re Travicello, della rana che si gonfia fino a scoppiare; della Fattoria degli Animali di Orwell, a cui spesso abbiamo pensato del resto negli anni quando vedevamo gli Jaruszelski e i Ceausescu, i burocrati dell'Unione Sovietica e della Cina con tutta la sua Banda dei Sette, per non dire infine delle autorità teocratiche islamiche.

Ma sotto il cielo non c'è mai nulla di nuovo - diceva il vecchio Ecclesiaste - e la Vanità continua a fare proseliti, a maggior ragione dov'è supportata dal populismo e dalla demagogia oltre che dal malcontento.

Il santo e il guru a questo punto si sente autorizzato e legittimato a qualsiasi azione dimostrativa, a qualsiasi forma di inibizione della libertà altrui, perché - questo è proprio vero - chi si propone nei panni del moralizzatore e del censore dei pubblici costumi, facendo riferimento solo a se stesso, senza nessuna dialettica né orizzontale né tanto meno verticale (col Padreterno, per intenderci), finisce sempre col farsi in breve dio e dittatore, il peggiore dei padroni.

La tirata non è generica - mi si consenta - ma ha un indirizzo ben preciso.

Quando sento il signor 5Stelle imporre ai suoi parlamentari diktat d'ogni genere (l'ultimo sulle quote da trattenere a ciascuno di loro, pari al corrispettivo rimborso elettorale che toccherebbe a tutte le forze politiche in campo nelle ultime Politiche), non posso fare a meno di ricordare la storia che si contorce e che si complica ma che infine sempre si ripete, al punto che l'autorità diventa bolso autoritarismo e l'etica diventa un moralismo inaccettabile, quasi nauseabondo, integralista.

Stupisce semmai che l'uomo ci ricaschi ancora (ahi, i vuoti di memoria!); che ancora non siamo in grado di riconoscere i segni di queste demagogie distruttive e antidemocratiche; stupisce che chi voglia affermare una qualche rivolta (per non dire rivoluzione) continui ad affidarsi al capopopolo più inaffidabile che possa trovarsi: quello che impone regole che nessuno sarebbe in grado di sopportare - lui non di certo - un po' il fariseo di turno (per portare una nota evangelica) che carica il mondo del suo rigorismo che uccide l'uomo.

Già! Al signor 5Stelle bisognerebbe ricordare che l'uomo non è fatto per la regola, per il sabato, ma forse è il suo contrario; che forse c'è un'onestà e una pulizia che non intacca il primo bene che neppure Dio ci toglie: quello di scegliere e che si chiama libertà (altro, certo, dal libertinaggio).

Non so che studi abbia compiuto e completato il nostro; vorrei che rileggesse i resoconti dei Cominform e delle sedute dei parlamenti sovietici ed affini; che ascoltasse le assemblee plenarie del Parlamento Cinese; che si ricordasse come la gente abbia salutato la caduta di ogni muro e di ogni cortina di ferro.

Che si informasse sulla totale passività imprenditoriale e lavorativa, la tristezza di chi ha vissuto sotto queste dittature del popolo per oltre settanta anni: che infine si ricordasse che anche lì si espellevano i dissidenti dal partito se solo avessero provato liberamente a parlare.

Vorrei dirgli che la democrazia è sempre un sistema imperfetto ma che è pure l'unico che rende gli uomini responsabili di fronte alle proprie scelte e alle proprie decisioni.

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