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In terra fenicia

Pubblicato da enzo cilento su 7 Agosto 2013, 07:46am

"Briciole": bastano quelle alla donnina cananea che gridava "Abbi pietà di me, Signore, figlio di Davide" perché sua figlia era tormentata da un demonio, da una inquietudine cui la Cananea evidentemente non sapeva dare altro nome; e mentre quello straniero si era ritirato verso la zona di Tiro e di Sidone, fuori dalla sua terra.

Beh! Anche noi dopotutto non chiediamo che briciole, nella maggior parte dei casi: nessuno di noi che chieda di sedersi alla bella tavola imbandita dove sono carni succulente e cibi pregiati, dove di solito si seggono i potenti del mondo, i nobili e gli aristocratici, i prepotenti men che mai, ché del resto neppure saremmo in grado di mandarlo giù un boccone in quella compagnia e con noi nemmeno si metterebbero in viaggio quelli che volessero sedersi con costoro.

A noi basta davvero che ci sia giusto una scorza, un frutto, un prodotto del discount, un po' di acqua - quella soprattutto - perché siamo assetati e questa estate non finisce più, da quando è cominciata: c'è un caldo che scioglie i ghiacciai addirittura e presto tutte le isole e le coste del Paese, i villaggi e i borghi di palafitte e di capanni per dormire tra le zanzare moleste, saranno travolte dall'ondata di piena che ci sommergerà dopo lo scioglimento delle nevi perenni, quando persino gli orsi polari e le renne, le foche e i pinguini, le otarie e le loro carcasse ce le troveremo dentro casa, portate dalla corrente di questo mare cresciuto inesorabilmente di livello.

Dov'eravate? - ci diranno i superstiti, pochi, - quando tutto questo andava preparandosi e quando la sciagura già da più parti veniva prevista e presagita. Già! Dov'eravamo?

Forse, alcuni di noi, erano intenti ad imbandire tavole sontuose, dalla cui opulenza cadevano in terra alcune briciole per i cagnolini che attendevano, sicuri che tanto sarebbe bastato a tenere in vita una figlia posseduta da una rabbia ed un risentimento demoniaco. Altri erano intenti a scacciare quell'esercito di mendicanti che chiedevano almeno le briciole: "la loro stessa presenza ci infastidisce. Esaudiscila perché ci viene dietro gridando".

Altri ancora erano ebbri del proprio pasto: nemmeno gli occhi avevano più la forza di sollevare dal piatto ed eran sordi ormai, per il vino, convinti che una cananea fosse solo una cagna inutile, solo un'allucinazione dovuta al vino e che non c'era nessuno dietro il fumo della propria ubriachezza: "non c'è nessuno che abbia fame e sete. Tanto meno di giustizia; per non dire poi di vita eterna".

Né ci si sbagliava più di tanto, in fondo, giacché tra ogni Tiro e Sidone, in ogni terra ormai divenuta straniera, si aveva davvero la sensazione che ogni fede sulla terra fosse andata perduta e che a nessuno tornasse più, in alcun modo, la voglia di mangiare. Tornato lì, sulla terra, la fede e l'attesa di essere saziati sembravano davvero svaniti: mai profezia si era rivelata più vera. Tanto che ciascuno si diceva "ci daremo da fare da soli per alimentarci e per sopravvivere. Da certe tavole non casca più niente. Stanno mangiando anche le scodelle e le tovaglie, insaziabili e solitari, presi solo dalla malinconia della sbornia, a fine pasto, lacrime di coccodrillo, come gli ubriachi della sbornia triste.

A certe tavole non ci si avvicina quasi più: da molto tempo. E ce ne andavamo soli e disperati, genitori di figli ammalati nel cuore e intristiti, augurandoci di trovare qualcosa in quella terra sconosciuta, tra Tiro e Sidone.

Era nella stessa strada e sulla stessa terra che andava il passo incerto e carico di dubbi del Rabbì di Galilea che si chiedeva dove lo stesse portando la sua vita, dopo aver lasciato casa ed essersi rassegnato che il Figlio dell'Uomo non avrebbe trovato dove posare il suo capo, benché passeri e volpi sapessero sempre dove dormire.

Lo incontrammo e, non sapendo a chi chiedere, ci rivolgemmo a Lui che pure se ne andava solo per le montagne di confine, in terra del Libano.

Ci sembrò che fosse lecito averne fiducia: che forse non saremmo morti di fame. Ed ogni giorno da una mensa improvvisata, da una sporta vuota, da una bisaccia bisunta e sporca, da una veste consunta vien sempre giù qualche mollica di pane.

Bisogna aver fiducia per sopravvivere in questa terra straniera e terribile - dice tra sé e sé quasi dimenticandosi che cerchiamo di stargli dietro in tutto questo andare verso un'altra terra sconosciuta.

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