E' la progettualità che dà vita: ne sono certo. Così mi accade ora che è su questo che sto lavorando. E' la gioia ed il fervore che ho provato mentre scrivevo quanto mi stava a cuore e mi premeva in fondo al cuore e mi muoveva le mani ed il pensiero: i miei racconti ed il teatro, per esempio. E anche se qualche diavoletto insinua "ma dov'è che vuoi andare?"; sento pure che non è a lui che devo dare ascolto, alle sue tristezze; ai ricordi foschi, ai mezzi passi falsi e neppure alle piccole invidie provate e subite.
Sento che non devo fermarmi a considerare e neppure a confrontare: se non con l'obiettivo di crescere. E se questo desiderio nel mio cuore è stato posto da Dio - e ne son certo - come il buon Gamaliele nel Sinedrio, mi dico che nulla potrà fermarlo quest'impeto e questa voglia di fare e di parlare al mondo intero, dopo averne parlato col Padre mio che sta nei cieli.
E' così che mi sveglio al mattino con la voglia di mettervi mano; e poi ancora che non vedo l'ora di ricominciare, come se avessi in mano il capolavoro della mia vita, come sanno gli artisti con il marmo e la pittura, con uno spartito da completare, con un grande disegno che si vuole finire.
E questa forza quasi non m'appartiene e mi sfugge: essa è più grande di me. Si chiama vita.