Vincent e il giallo

Pubblicato da Enzo Cilento su 8 Luglio 2015, 17:35pm

Viaggio abbagliato dal sole. Preferisco muovermi di sera, di notte all’alba, quando tutto è più spento.

E’ giallo invece tutto di questi tempi: lo è il Tour de France, di questi giorni; e sono gialle, anzi oro, le maglie di calcio del Brasile “scornato” al calcio in Copa America (che scopro anzi, solo ora, che non sono state sempre così).

La vita è tutta un giallo. E c’è sempre un assassino, alla fine, giusto per restare in tema.

Giallo è il sole di Flegetonte, inteso come nuovo flagello meteo; il deserto; giallo (e rosso) è il colore della Roma calcio dei miei amici; del Lecce; del Galatasaray in Turchia e di altri che adesso non ricordo, per continuare il giochino cominciato qualche giorno fa.

Mentre tutto è giallo nel campo di Van Gogh e persino nei campi coltivati qui vicino, nella valle del Tevere.

E’ che c’è un mare di giallo in estate, talvolta di liquami, biondo il Tevere: per non dire di quelli da leggerti tranquillamente (!) sulla sdraio, dopo quelli propinati in tv tutto l’anno, con la scusa della cronaca e della tv di servizio.

Il giallo insomma mi stanca gli occhi in realtà e mi spegne la fantasia: si sarà capito. Di più: lo trovo un colore aggressivo; e non mi compro neppure le t-shirt di quel colore.

Ricordavo questa marea di giallo invece, in campagna, questa sì, mentre l’attraversavo in macchina viaggiando sulla mia vecchia Citroen un po’ di anni addietro.

Su, su lungo Umbria e l’Amiata (Santa Fiora, con il ricordo di Dante), e poi per il senese e Monte Oliveto Maggiore; fino a San Gimignano e Faenza; Vallombrosa e il Casentino; la Verna, Camaldoli.

Non ricordo il viaggio di ritorno.

Forse perché non sarei voluto mai tornare. E’ un giallo capire perché non sia accaduto. E’ che in fondo è così per ogni viaggio, per quelli riusciti, insomma.

E che col giallo non si passa mai, se non si vuol rischiare l’osso del collo.

Il muro - The wall

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