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Lo sciame

Pubblicato da enzo cilento su 20 Agosto 2014, 03:14am

Tags: #attuale

Si potrebbe obiettare che la bella atmosfera di raccoglimento di un luogo così sacro, in questo modo se ne vada a farsi benedire.

E che è un po' tutto un gran mercatone a prezzi maggiorati, in questa condizione. Ma forse così non si dice tutto.

E' da ieri che mi trovo ad Assisi, e di certo la città è assalita da sciami di locuste come mai se ne son visti qua.

E nello sciame c'è molto ronzare, indubbiamente, molte macchine fotografiche superaccessoriate e costose; un'umanità molto variegata. Mentre il prezzario delle botteghe umbre è divenuto simile a quelli di via del Corso ed affini, a Roma: medesima anche la qualità.

Ma poi - una volta che ci si è armati di pazienza, per tutto - come non concedere il beneficio del dubbio a questa folla che in ogni caso è qui, anche maleducata, se vogliamo, e che ad ogni modo cerca, trova, chiede, prega, prova a farlo, tenta di ripristinare un collegamento con Dio, un Dio che in fin dei conti dicono si faccia trovare?

Assisi certo ne è deturpata, e del resto neppure farla vivere sospesa fuori dal tempo, come custodita in una campana di vetro, sarebbe rispondente al giusto.

E' probabile - come mi dicono - che gli affreschi di Giotto, con questa umidità creata dal respiro di tutta questa umanità varia ed eventuale, siano messi a rischio, come accade in tutti i grandi musei, ma forse neppure va nascosto - nel contempo - questo gran bisogno di sacro che il fenomeno - pur in gran parte "di moda" - segnala.

Delle due, l'una: o ci scandalizziamo come tutti i puristi, gli integralisti, i laudatores del bel tempo passato; o invece rileggiamo tutto in una chiave aperta alla speranza: forse c'è una dimensione del cristianesimo che è ancora capace di attirare la nostra gente.

Che, guarda il caso, è quella che rimanda ad un Poverello che scelse sobrietà e povertà, totale condivisione, e che dista anni luce da una prova muscolare, da ogni ufficialità ed espressione di potere di tanta nostra chiesa secolare.

E' questa che allontana; così com'è la povertà di qualsiasi Francesco che richiama ancora, per una ultima chance ancora.

In barba a tutti i prezzi maggiorati dei mercanti di Assisi e ai suoi albergatori; in barba al tempio un po' profanato, un po' mercato anch'esso che in effetti si stenta a riconoscere.

Dopodiché, piace pensare che per molti, la tappa rumorosa e dispersiva di Assisi, sia solo una spinta ad una ricerca magari un po' meno emotiva.

Ma questo è già un passo successivo che in fondo non sta a noi prevedere e neppure giudicare.

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