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Psichiatria alla deriva

Pubblicato da enzo cilento su 7 Marzo 2013, 05:38am

Ho un mio carissimo amico che da tempo combatte insieme con i suoi contro le carenze del servizio sanitario nazionale in tema di medicina psichiatrica. Una sua sorella infatti soffre di una forma di sdoppiamento della personalità di tale entità da averla condotta fino a forme di autolesionismo e di violenza prevalentemente contro se stessa. Il mio amico, che per comodità chiamerò Paolo, non ha smesso in questi ultimi due anni di cercare strutture che prendessero in cura questa giovane donna, senza trovare a tutt'oggi nulla che o non somigliasse ad un lager o che non delegasse ad altri, soprattutto i familiari, il compito di prendersi cura dell'ammalata. Non sfioro neppure la questione della legge Basaglia: sono davvero troppo ignorante in materia per poter avere argomenti in merito che non siano banali e superficiali. Sento però solo il dolore di queste persone che si sentono abbandonate e non supportate dall'attuale sistema, che vivono con situazioni di cui non riescono a venire a capo e con il timore anche di violenze domestiche. delle vite insomma devastate. Mi chiedo davvero se non ci sia davvero un'altra soluzione che non sia l'abbandono. Dovreste sentirgli raccontare punto per punto delle telefonate, i colloqui, le prese di posizione pilatesche delle strutture interpellate per capire. Ma di questa gente, peraltro alle prese anche con un legittimo pudore, perché purtroppo la malattia mentale conosce anche questi risvolti, sembra che interessi davvero a pochi. Eppure del disturbo psichiatrico la società in ogni caso è chiamata a farsi carico: non fosse altro che per la rilevanza sociale, talora per la pericolosità dei soggetti in questione: non trascorre giorno senza episodi che attestino l'incidenza di questi disturbi della personalità anche sulla cronaca quotidiana della gente comune. Non internarli per cancellarne la pericolosità, ma perché non c'è medicina che possa rassegnarsi a nessuna sconfitta senza combattere.

Mi ha colpito in tal senso l'inchiesta del quotidiano "Avvenire", ieri, che ricorda come il 31 di marzo scadrà il termine per la dismissione dei vecchi Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Il tema è affine e purtroppo anche la soluzione all'italiana: liquidiamo senza aver predisposto alcun piano alternativo. Le famiglie dei 1400 malati per i quali nulla è stato pensato di alternativo, sono in quello stato di angoscia che sempre precede la catastrofe. Cosa ne sarà dei loro congiunti e cosa ancora del proprio precario equilibrio familiare? Quali strutture e forme di assistenza verranno predisposte per detenuti che sono a tutta ragione detenuti particolari?

Come sempre sembra vincere la demagogia ed i pressapochismo. Questa gente non ha diritto di parlare e, se parla, di essere ascoltata. Come spesso accade anche nei Vangeli (leggi quest'oggi) quelli che cominciano a parlare danno fastidio. In nome di chi parli? Chi è che ti ha ridato il gusto, il piacere della parola e della denuncia? Torna nell'inferno del tuo silenzio. Sei sicuramente posseduto da uno spirito malvagio...

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