Ognuno nella propria vita ha fatto esperienza del tradimento, o perché si è sentito tradito e raggirato o invece perché di quel tradimento si è reso protagonista. Ci hanno tradito persone su cui contavamo: ricordo di aver vissuto qualcosa di lacerante quando da ragazzo sono stato "tradito" dalle mie migliori amiche perché la mia compagnia cominciava a diventare scomoda; e si tratta di un ricordo talmente duro che, anni dopo, tanti anni dopo, facendo scuola di recitazione, dovendo fare esperienza del dolore, sono andato a rivisitare proprio quell'avvenimento, scoppiando in lacrime incontrollabili.
Sono stato tradito dal lavoro, ma anche qui poi da persone che non mi hanno valutato con serenità e mi hanno fatto la guerra, in sostanza; da gente di cui ero innamorato. L'ultimo tradimento che mi è sembrato di vivere è stato quello di un "maestro", per così dire, e di coloro che avrebbero dovuto aiutarmi nella mia vocazione, salvo poi vivermi con fastidio: davo fastidio. Perché sono fastidioso: questo è fuor di dubbio.
In ogni caso, tranne il mio cane che si sentì tradito da me avendolo regalato ai miei, ragion per cui non mi amò più fino a mostrarmi i denti; a tradire sono sempre gli uomini, nella loro (nostra) piccineria. L'uomo che sa essere il migliore o il peggiore degli esseri: infinito enigma la cui soluzione forse risiede nella sua ragione e negli abissi del suo cuore.
Anche io ho tradito, molto più di quanto non ricordi o non sia portato ad ammettere. Credo di aver tradito le aspettative di qualcuno, di amici, genitori e allievi, di compagni di lavoro. Ho fatto anch'io esperienza di tradimento: talvolta per paura di essere me stesso: proprio come le mie amiche di cui sopra.
Parlo di tradimento, come Giovanni fa quest'oggi raccontando dell'ultima cena e del tradimento di Giuda. L'ultimo boccone intinto nel piatto di chi aveva già venduto era un ultimo gesto di riconciliazione: insopportabile - me ne rendo conto - una volta consumato il delitto.
In effetti ricevere un altro gesto d'amore e di fiducia da parte di chi abbiamo già pugnalato alle spalle è la cosa più inaccettabile che ci possa accadere, perché si aggrovigliano mille sentimenti contrastanti. Maledici te stesso e soprattutto quell'altro che continua a versarti addosso il suo amore: che tu non vuoi, perché ti sembra un ricatto, un modo per sbatterti in faccia la tua colpa, la tua meschinità. Odiami - vorresti dirgli - come io odio questo tuo amore e odio questa mia incapacità di accettarlo; io che odio il mio odio, la mia durezza, la mia insensibilità, ma soprattutto odio che qualcuno me la faccia vedere in tutta la sua enormità. Odiami - avrà pensato Giuda - non darmi un altro boccone...
E noi vorremmo quest'odio per non provare rimorso, per poter continuare a giustificare ogni nostro comportamento: faccio così perché così fan tutti. E invece c'è chi continua a dirti: il mio amore non lo dimentico. Io non so tradirlo. Io ho memoria delle cose che ci siamo dette e che abbiamo vissuto assieme. Come si fa a odiare la propria vita?
Nessuno ci può salvare dall'esperienza del tradimento: anche Pietro la vivrà e in quale modo! L'uomo, mistero a se stesso, conosce questo abisso e vorrebbe che nessuno mai glielo ricordasse. Ma quel boccone teso, quello sguardo che già è un perdono, "dimentichiamo e superiamo il male che ci ha separato" proprio non va giù, non mi permette di respirare. Non lo dimentico. In quel momento vorrei solo morire!