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I MIEI OCCHI HANNO VISTO

Pubblicato da Enzo M. Cilento su 2 Febbraio 2013, 10:28am

"Ora lascia o Signore che il tuo servo/vada in pace secondo la tua parola/ perchè i miei occhi hanno visto la tua salvezza/ preparata da te davanti a tutti i popoli/ luce per illuminare le genti/ e gloria del tuo popolo, Israele".

Sono proprio le parole del vecchio Simeone che aspettava di vedere con i suoi occhi la salvezza, lo aspettava da tutta la vita, ed infine ha la certezza che ciò sia avvenuto all'arrivo di Maria e Giuseppe che portano Gesù per la Presentazione al Tempio, che è poi il nome della festa che oggi tutte le Chiese, tutte, celebrano.

La luce degli occhi, quindi, la visione che dà senso a tutto ciò che s'è fatto ed in cui si è creduto: festa della luce quindi anch'essa, a quaranta giorni dal Natale, e che infatti viene caratterizzata dalla breve processione delle candele che viene svolta in Chiesa (se ne ha memoria almeno fin dal IV secolo).

Per la Chiesa d'Oriente inoltre è la festa dell'Incontro, quello tra i vecchi giusti Simeone e Anna appunto e la sapienza incarnata, Gesù Cristo.

Mentre nelle parole di Simeone a Maria c'è peraltro anche l'annuncio della Passione in quanto a Lei viene annunciato che una spada le trapasserà il cuore, donna del dolore quindi, che conoscerà anch'ella il patire, tant'è vero che in ambito romano, il Papa Sergio istituisce questa celebrazione quasi pre-quaresimale forse anche in risposta ai Lupercalia, giorni di gozzoviglie e di eccessi cari al mondo pagano ed agli abitanti della Suburra.

Fin qui il quadro storico e scritturistico. Dal punto di visto simbolico è ovvio che la festa del resto finisce con l'interpellare l'uomo e la sua ansia di verità, quella che S.Agostino ben esprime nel "Et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te", cuore inquieto dunque fino a che non ti vede, che non trova luce nella sua angosciosa attesa.

Mi piace ricordare questo come l'esito della ricerca e della frustrante attesa dell'uomo e come una sorta di compleanno personale e chissà di quanti come me, dal momento che la prima preghiera sgorgatami dalle labbra e dalla memoria fu proprio questa di Simeone, "Ora lascia che il tuo servo". Da allora è stata sempre più chiara l'impressione che non di servitù si trattasse ma di amicizia dal momento che quella luce era stata preparata proprio per me. E' l'augurio che faccio a tutti

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