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Bombe sull'Urbe: uomo, dove sei?

Pubblicato da enzo cilento su 18 Luglio 2013, 08:00am

Tags: #la storia

Ho abitato per circa dodici anni a Roma, nei pressi di Porta Maggiore (prima vivevo in un'altra zona popolare): a quattro passi dal quartiere di San Lorenzo e del Verano, a poca distanza da Piazza Vittorio Emanuele, che a Roma tutti conoscono come "piazza Vittorio".

Piazza Vittorio - che non è certo quella che è oggi, una sorta di parcheggio per cittadini di varia umanità - era davvero "er core de Roma", voci e accenti, grida compresi; ed ha ospitato per anni il più variopinto dei mercati rionali della Capitale, profumi di frutta e di ortaggi, di baccalà; con le palazzine di età umbertina, talune ancora tagliate a metà dopo i bombardamenti di settant'anni fa, esattamente, quando la Città Eterna fu attaccata dal cielo dall'aviazione degli Alleati.

Fu quella l'area più colpita e sfregiata, essendo del resto quella sorta ai fianchi della Stazione Termini, la più importante del Regno.

Quel bombardamento avvenne esattamente il 19 luglio del 1943, prima che il governo provvisorio di Badoglio la proclamasse Città Aperta, Roma Città Aperta.

Come fare a non rivedere la corsa a perdifiato di Anna Magnani, Nannarella, nelle scene dell'omonimo film di Rossellini, Anna, "bellissima", come un suo film, romana più che mai, con quegli occhi che erano un incanto di popolanità e di dolore, tra ballatoi e palazzine dove si rincorrevano voci e bucato ad asciugare e camionette sul lastricato da via Rasella fino a Trastevere?

La voce di Nannarella era impastata di piazza Vittorio e di sigarette, di notti insonni e di avanspettacolo, rauca, piena di vita: "Che glie serve, dotto'?" - come ti dicono a piazza Vittorio.

La storia di quella corsa è nota a tutti; la caduta della Magnani fu del tutto fortuita ma fu un'illuminazione per Rossellini, una di quelle scene da "storia del cinema", emblema all'ultimo atto di una tremenda guerra: come la foto del bambino del ghetto di Varsavia, per dire.

Venne girata nel quartiere Prenestino, in via Montecuccoli, in una zona in cui tutte le vie recano il nome d'un condottiero e d'un capitano di ventura...

Io ci vivevo di fronte, a Fanfulla da Lodi; e a Montecuccoli ci guardava spesso quasi avvertendo l'eco di quella voce su pellicola, graffiante sulla pelle: dei romani e della civiltà intera. Un urlo disperato come quello di una Madonna ai piedi della Croce.

Roma bombardata doveva fiaccare la resistenza delle truppe tedesche; doveva costituire uno choc per l'intero Paese: ferire la Città Eterna e la Città del Papa. Tra le macerie raccontano che apparve tra i pochi Pio XII, mentre i gerarchi - per non dire di Mussolini e del Re - avevano già tagliato la corda.

E' la storia di sempre e quella di ogni bombardamento.

Sulle macerie fumanti quasi mai ci vanno i colpevoli; ci sono i pietosi, talora, e i disperati per lo più. Gli altri pensano alla pelle, quando ne hanno ancora una da salvare.

"Hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto in macerie Gerusalemme. Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli animali selvaggi... Fino a quando sarai adirato, Signore, per sempre?" - recita il Salmo 78.

Di fronte alla guerra, Dio sembra guardare muto o volgere lo sguardo da un'altra parte: chissà. Parla di me, col tuo cenere muto.

Uomo, dove sei? - gli chiede mentre il fumo si leva dalla Basilica di San Lorenzo di turno, dai pinnacoli del Cimitero del Verano; mentre qualcuno comincia a tenere il conto delle vittime della solita barbarie.

Uomo, dove sei? - è la domanda che ci poniamo di fronte allo scempio ed alla morte, alla disumanità anche di questo tempo "sbandato"; al vandalismo, alle donne e ai bambini uccisi e arsi vivi in casa da mariti e compagni traditi, da pirati della strada; di fronte al totale dispregio dell'esistenza di chi guida ubriaco e drogato.

Uomo dove sei - mentre invochiamo tutti una Città Aperta, come fu Roma a partire dal 13 agosto del '43 - una città che sia grande quanto il mondo, stavolta; sulle cui mura camminino uomini pietosi che se ne prendano cura, dopo che altri hanno scelto, come sempre, di fuggire.

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