Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

simeone.overblog.com

simeone.overblog.com


Attenti al lupo

Pubblicato da enzo cilento su 27 Marzo 2013, 16:59pm

Il nuovo Papa, Francesco, al di là di questo impatto mediatico che somiglia sempre più ad un uragano; al di là delle conseguenze che sono già - nomen omen - nella scelta del suo stesso nome (Francesco è stato tutto un inno alla vita, ma a quella eterna soprattutto e invece i media e molta lettura approssimativa ne fanno solo una sorta di icona ecologista e pacifista); ci sta invitando da qualche giorno ad evitare una gamma di sentimenti che pure attengono perfettamente alla nostra temperie: la tristezza ed il pessimismo.

Di certo, un credente non può lasciarsi andare alla disperazione e al pessimismo, alla tristezza. Al realismo sì, però, anche se questo realismo non ci deve paralizzare.

Mi ritengo credente, con tutti i miei limiti e le mie cadute, certo; ma questa lettura ottimistica che vogliono mettere sulle labbra e nei pensieri di Papa Bergoglio, mi sembra un po' una forzatura.

Che l'affidamento a Dio sia essenziale infatti è fuori discussione e in questo affidamento non può non esserci la fiducia del credente che si lascia andare alla volontà ed alla Provvidenza di Dio; e però non si può né demandare tutto alla soluzione magica di Dio né chiudere gli occhi di fronte al male ed all'involgarimento di questo tempo.

Il male non smette mai di essere, con tutta la sua normalità e la sua banalità; mentre il bene incontra spesso ostacoli insormontabili persino laddove mai ci si sarebbe atteso che accadesse.

Noi cristiani stessi siamo così preda di questo impoverimento, di questa semplificazione e banalizzazione della fede e della vita di fede, così uguali a tutti gli altri, da non poter provare talora un po' di sgomento di fronte a questo spettacolo.

E' vero: misericordia. Questa ci viene chiesta e donata, e perdono. Eppure non mi arrendo di fronte al peccato, che è sempre una mancanza, un difetto, rispetto al bene, una semplificazione, una lettura superficiale e semplicistica.

Non perché la verità e il bene siano più complicati in sé, quanto perché il confine tra gli opposti è assai più netto ed una fede che non rende più grande la nostra vita, è poi una fede ridotta al lumicino.

Mi capita a volte di pensare a cosa sarebbe la nostra vita, di noi umani e occidentali, senza la fede cristiana così com'è oggi vissuta e percepita. Avremmo gli stessi spettacoli di violenza e di sopraffazione; la stessa televisione che vende gioventù e ricchezza, talora buoni sentimenti, in pacchi regalati dalla fortuna e dai Monopoli dello Stato; avremmo la stessa vita segnata dal tentativo di rubarsi l'eredità dei fratelli, il desiderio delle stesse auto, delle stesse donne, delle stesse vacanze, degli stessi miti; lo stesso impoverimento culturale, della musica, del cinema, del teatro, della letteratura, della scuola. La stessa miseria umana che ci inchioda oggi davanti alle nostre piccinerie.

Ci mancherebbe certo il perdono per essere quel che siamo. Eppure guai se quel perdono continuo diventasse per noi un alibi per continuare ad essere ciò che siamo. Voglio dire che Cristo viene per farci vivere una vita nuova, per farci essere creature nuove, non dei vecchi catorci rimessi di tanto in tanto a nuovo...

Ecco, ho il timore che questa lettura riduttivistica del messaggio di questi giorni del nuovo Papa possa diventare pericolosissima per ciascuno di noi e per tutti.

In definitiva ho l'impressione che il non pessimismo e la non tristezza non debbano riguardare se non la volontà di combattere ancora e sempre per migliorarci e non come panacea e giustificazione aprioristica di fronte alla nostra totale superficialità.

Le periferie esistenziali, le povertà esistenziali di cui ieri si parlava riguardano il vero fronte della carità della Chiesa oggi; e perché quelle periferie esistessero è stata necessaria l'opera perversa dell'uomo.

Perché non esistano più occorre quindi che quell'uomo cambi vita, magari un po' per volta, ma lo faccia, piuttosto che ritenere di essere solo un povero peccatore a cui tutto verrà perdonato.

La cattiva coscienza non viene mai perdonata, neppure nel sacramento della Riconciliazione. Perché ci si può anche riconciliare con se stessi, ma non basta. Bisogna cambiare vita: chiedere e volere che ciò avvenga.

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post

Archivi blog

Social networks

Post recenti