Spesso i salmi e le nostre preghiere – non accorgendocene – sono prima di tutto un invito alla gioia, un inno alla gioia. E’ una dimensione che si dimentica di frequente tra i cattolici figli della Riforma e della Controriforma, così attenti a non gioire, a incupirci.
Ma se le facce “da Passione senza Resurrezione”, “da Quaresima senza Pasqua” – come dice Papa Bergoglio – costituiscono di per sé una costante consolidata a queste latitudini, ciò nondimeno questa faccia cupa (e incompleta) della fede cristiana rappresenta di suo un freno non indifferente per chi (ci) guarda; per chi sarebbe pur tentato di accostarsi e di conoscerci.
Che senso ha credere, se l’esito è questa tristezza infinita?
Se lo chiedeva il filosofo e ce lo chiediamo anche noi. Non ho ricette per insegnare ad esser grati all’esistenza. E talora è molto più complicato esserlo …
Così come son certo altresì che non ci è chiesta un’allegrezza scema e inconsapevole; come se la sfera della malinconia, della tristezza, del dolore non ci dovesse mai sfiorare, immunizzati e narcotizzati, catturati in un nirvana sorridente.
Un giorno, la gioia - che è molto più intima di quel che crediamo e anche meno pacchiana e vistosa di quel che si crede; delle adunate oceaniche e canterine, dei ritornelli un po’ così (anche di certe cose passate da papa boys, per dire, senza nulla obiettare, quando era il tempo delle folle oceaniche appunto, anche Oltretevere: quelli erano i tempi! E comunque si vive e si lascia vivere … A ognuno la sua via.) – un giorno, la gioia insomma, è quel che pongo in cima ai miei pensieri, la gioia.
Non ci lavoro. Mi ci lascio andare.
E so che la vita di uno che è appena felice di credere un po’, è sorrisi e pianti; risate speranze e delusioni; è giovinezza e vecchiaia; non manca di nulla.
Laudato sì, mi Signore - va bene - per sora Nostra Madre Terra, la quale ne sustenta et guberna … Che ci lascia giornate piene di brume e di nebbie; di soli autunnali; di profumi aspri; di mormorii di battiti d’ali; di camminate a piedi, bagnandosi le dita sulle foglie piene d’acqua. E’ lì che voglio andare a dormire, al termine. Nudo in terra, il Paradiso, disegnando il profilo dei monti.