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Il santo robivecchi

Pubblicato da enzo cilento su 27 Dicembre 2014, 08:59am

Tags: #la storia

Quante volte mi sono chiesto - lo faccio quasi tutti i giorni - se fosse davvero il caso di metterle in piazza le mie povere cose, le mie esperienze, come fa il robivecchi che svuotata la cantina mette tutto su di un banco, su di un lenzuolo, per mostrare i suoi tesori, ben poca cosa, invero...

Le mie povere cose alla mercè di chiunque: come se non bastasse tutto il male che ci hanno già fatto in passato, la derisione e l'incomprensione. Come se non mi fosse bastata la condanna e la denigrazione: anche di chi dovrebbe accogliere ed amare. E invece solo ad additare.

Ho fatto un'esperienza talmente triste della Chiesa locale - lo ammetto - talmente deludente, che solo Cristo sulla croce mi può tenere ancora stretto a sè: ma questo è un altro discorso. E mi continuo a dire "chissà se è davvero un bene che io racconti ancora, a chi, per quale motivo e ragione: non mai per vendetta e neppure per sola consolazione. Chissà.

Ma lo faccio pur anche; lo faccio perchè vorrei condividere quanto - pur contestato e negato - mi ha cambiato la vita in questi ultimi tempi, negli ultimi anni. E come faccio a non parlare allora della consolazione che ho trovato, per cui persino il mio dolore inconsolabile, la mia delusione, diventa alla fine affrontabile e lacerante, pur con la bocca piena di sangue, per il solito pugno in pieno viso, preso e non richiesto, poi non restituito.

Eppure non posso stare zitto, se penso a quanta compagnia, a quanta forza ho trovato in quel Vangelo, in quell'incontro che le cose pure le ha cambiate in me: che non passa giorno che non mi sembra che mi risponda e non corrisponda alla nostra esistenza, alle sue domande. Che le domande sono infinite infatti e sento pure che quell'incontro mi ha davvero dato un'altra forza. E conosci così le più alte vette e le stesse depressioni; il divino e "l'umano troppo umano", anche un po' nietzchiano, a cui siamo esposti. Vedi che viver Cristo - provarci, per quelli che ci provano, non io - è davvero un'altra cosa: che non c'entra molto col potere e con le processioni/ostentazioni; con le autorità, i suoi palchi riservati, le caste senza sbocchi, pochi ed eletti, col cuore usato come un povero surrogato. Dopodichè, Dio perdona tutti.

Mentre sarei imperdonabile io - per lui ed ai miei occhi - se non dicessi di questa forza vibrante che mi scolpisce la vita. E' come Lui che voglio vivere; con un cuore tenero e con la Sua luce davanti che mi porti lontano: nessuna cosa che valga tanto da farsi seguire. E sono assetato: di conoscere e di fare, persino di isolarmi e di stare in silenzio; di sentirlo parlare. Di poterne raccontare, come dell'amor mio che mi piace comunicare.

Ne sono orgoglioso anche se scomodo, per molti; per molti, fastidioso. Che molti chiudono la mail e passano oltre, perchè "facebook non farci pensare!"; perchè questo è un matto da legare; è un disobbediente, un eterno dilettante ed infine un integralista un noefita, un rivoluzionario: sappiamo bene da dove viene.

Lo so anche io.

Ed è là che l'ho incontrato. Nulla da vergognarmi: è là che mi ha cercato.

In realtà, "Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita....lo annunciamo anche a voi". - cioè ne parliamo - dice Giovanni, lui che poggiò la testa sul petto di nostro signore,"epistèthios" appunto, una Grazia averlo incontrato.

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