Il nano dalla mano tremante

Pubblicato da enzo cilento su 14 Ottobre 2014, 18:53pm

Domani riparto con le mie lezioni di scrittura creativa. Fin qui nulla di nuovo, certamente, se non autoreferenziale.

Ma riparto dal gigante sulle quali sto come un bel nanetto che si guarda compiaciuto e che vede la valle sottostante, molto distante, come se possedesse il mondo.

Se non ripartissi di là, mi sentirei privo di appoggio; come uno cui manca la terra sotto i piedi. Riparto dai classici e da Boccaccio.

Raccontare perché la peste sta infuriando in città, anno 1348; e perché la giovinezza che si fugge tuttavia e con essa la vita, è un pensier brutto da mettere da parte, sorridendo e pensando al bello e al magnifico della vita, che c'è, come un angelo nel fango.

La storia è quella della dolcissima Lisabetta da Messina, follemente invaghita del pisano Lorenzo. Fino a morirne (per i particolari, meglio attingere all'originale nda.).

Mentre la peste impazza, che si chiami ebola, che sia l'alluvione; che sia la fame che divora; mentre il terrore corre su rete dopo aver seminato morte in Medioriente e mentre lo fa ancora, minaccioso, inalberando bandiere nere sugli obelischi che vorrebbe conquistare; uno potrebbe chiedersi dove viva questo pazzo che legge Lisabetta alla sua triste brigata.

Vive la stessa ansia di tutti, invero; ma ha scelto la via della bellezza, del raccontare, perché solo questa salva il mondo, certo; e soprattutto lo strappa alla morte e alla sua lunga coda.

Scelgo di parlare di cose belle e di vita perché essa non prevalga. E perché solo condividendo il bello, al brutto si può porre un limite. Me lo insegna il gigante su cui sono aggrappato, io povero nano dalla mano tremante...

La giovinezza del cuore

Vivi nella memoria

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