Mi trovavo poco fa una foto di scena di "Uccellacci e uccellini", di Pierpaolo Pasolini.
Su questo albero pieno di rami non possono che esserci entrambi, mi sembra di capire. E gli uccellini faranno pure tenerezza; ma gli uccellacci sono sempre degli incompresi e degli emarginati. Di uccellacci è pieno il mondo.
Di uccellini talvolta sentiamo raccontare e magari si coglie un cinguettio tra le fronde: e non è detto che siano loro.
Mi piacerebbe farlo questo esercizio: quanti uccellacci ho incontrato? E che cosa fa di un volatile comunque vulnerabile e assolutamente precario, un uccellaccio? Sono aggressivi e sono sgradevoli, ruvidi: la loro voce è gracchiante più di quella di un vecchio mangiadischi. Uccellacci i vecchi vicini che si difendevano; i poveracci che stavano perdendo il lavoro; i pastori che mettiamo nel presepe, costretti a mendicarsela la vita tra un pezzo di formaggio e un pollo e una gallina senza uova d'oro. Pensionati e precari, uccellacci che maledicono e bestemmiano questa vita durissima; che cercano anche di fregare il prossimo se altro non possono fare: che ti vendono il servizio telefonico inutile (una truffa) perché guadagnano solo sulle provvigioni; quelli che non possono studiare e neppure viaggiare; non possono votare liberamente perché costretti ancora a contare sulle promesse. Quelli infine che vanno a vedere se un dio qualsiasi venuto in terra può cambiargli l'esistenza, fosse anche un reality o una "botta di fortuna" ai provini: ne conosco tanti.
Sono uccellacci di cui sono pieni i rami.
E sono pure uccellini spennati quando sono costretti ai compromessi che mai avrebbero fatto se solo non vi fossero stati costretti in quanto uccellacci di quel dio minore e che alla fine non sono serviti a molto, se non a vendersi l'anima.
Sono uccellini, allora: la delusione e l'inganno ci spenna un bel po' e ci costringe a fare i conti con noi stessi: non siamo mai stati degli sparvieri.
La storia ricorda gli sparvieri e poco altro. Noi, in scena ci mettiamo chiunque sia passato di qua con la speranza di non fare la fine del tordo.
Ciascuno faccia il suo elenco se vi riesce: io faccio il mio. I miei furbi, i miei ingannatori; i miei consiglieri fraudolenti; i miei bugiardi; i miei traditori; i miei falsi amici; i miei solidali da strapazzo. Lucia e Bianca, Rosa e Ornella; Andrea e Francesco; Tony e Roberto. Sono tutti nomi inventati ma di caselle ad ogni modo, in questo gioco impietoso, non ne rimangono vuote in tante.
E gli uccellini?
Me ne ricordo, certo: ma qui quasi non ho il coraggio di andare avanti. Spesso li ho visti e li ho riconosciuti e non ho sempre fatto abbastanza per salvargli le penne.
E mi vorrei tanto rifare, se dovesse capitare ancora.