Hetty Hillesum è un'altra Anna Frank.
Sarebbe morta anche lei ad Auschwitz, esattamente settant'anni fa. Di lei, fino a qualche anno fa si sapeva poco, qui da noi.
Poi sono cominciate le pubblicazioni parziali dei suoi Diari. Infine è proprio di questi ultimi mesi l'edizione integrale dei suoi scritti, per Adelphi.
So bene che a qualcuno sembrerà di leggere storie già note, considerato che di letteratura sull'Olocausto ve n'è in abbondanza (forse mai troppa, invero...). Ad ogni modo, di lei stupisce soprattutto la freschezza e l'intemperanza giovanile che precede la tragedia.
Hetty era una ragazza come tante: sembra di leggere la cronaca di qualsiasi quotidiano, quando si accinge a spiegare la banalità del male.
Già: perché la storia è sempre la stessa. Il male incombe sulla normalità della gente e spesso si serve di gente normale. Ma questo è noto (Arendt).
E non stupisce neppure - se vogliamo - che questo accada sotto ogni latitudine, sempre. Spesso siamo carne da macello.
Hetty - racconta lei stessa - aveva appena cominciato a leggere le lettere paoline e ad un tratto si sentì così travolta da cadere in ginocchio: anche a questo, nel nostro cinismo, potremmo esserci abituati: a Dio che fa irruzione nelle nostre vite, fino a considerarlo come una variabile prevedibile. Dopotutto, la santità è spesso così normale...
Stasera a cena, sui tavoli del refettorio, era stato posto un biglietto in cartoncino rigido che ricordava come per i nostri fratelli maggiori, gli Ebrei, comincia la festa di Hannuckah.
A Roma, dove la comunità israelitica è radicata fin dall'età di Ottaviano se non oltre, fanno coincidere l'accensione delle luci per l'Avvento con l'inizio di questa festa ebraica. E' la festa della luce dopotutto ed è l'avvento di questa che attendiamo, che imploriamo: che gli uomini di buona volontà non lascino cadere le tenebre del fanatismo e dell'intolleranza, quelle del consumismo e del materialismo.
Che ricordino di essere un popolo che segue una grande luce: una scia quanto meno; una stella, talora un miraggio.