Poter vedere

Pubblicato da enzo cilento su 26 Aprile 2013, 17:42pm

E vidi un cielo nuovo ed una terra nuova - conclude l'Apocalisse di Giovanni, la sua "Rivelazione" - solo per attenerci al significato originario della parola che pure tanto sgomento produce in chi ascolta.

E sono davvero nuovi i cieli e la terra, gli eventi, gli avvenimenti, i ricordi, i progetti, i sogni, i vicini, quelli lontani; le cose quotidiane e minime, quelle a cui non abbiamo mai fatto caso e quelle macroscopiche che sembravano crollarci addosso.

Neppure il cielo con tutte le sue stelle, con la pioggia e con il sole; il riposo ed il lavoro, la notte e il giorno sono più gli stessi. Neppure la luna ed il sole servono più: la novità è più grande di tutto il resto e quel che prima era vitale, che ci feriva e ci stancava che ci determinava sembra non più in grado di farlo.

I satelliti e gli oggetti volanti, i movimenti degli astri e le loro orbite si ripetono ancora eppure sono diversi: sono nuovi, avvertiti come nuovi, come novità, con tutto lo stupore di uno a cui all'improvviso si sono aperti gli occhi, e costoro sono quelli che davvero partecipano a questa prima Resurrezione, come dice il testo, perché hanno valutato diversamente la vita, fino a morire, a cambiare, a trasfigurarsi per qualcosa che ne ha fatto testimoni e spettatori di qualcosa di mirabile: la loro rinascita.

Si sono spalancate all'improvviso galassie che pure in cielo c'erano già e che non avevano mai veduto e la terra d'un tratto ha preso a fiorire ed a vibrare del minimo battito d'ali di tutto ciò ch'è in vita.

E' lui, senz'altro - come dice il testo - che ha fatto nuove tutte le cose. Cosa vuoi che io faccia?

Signore, fa' che io veda. E un po' alla volta cominciò a vedere che tutto quel che vedeva anche prima era avvolto in una luce diversa.

Non l'oggetto era cambiato ma il filtro e la lente; comprendendo allora nella sua interezza il senso dell'esistenza sua e dell'essere in genere, sentendo che "era vero": fino ad allora era sempre stato cieco.

Fu da allora che chiese di non perdere mai più questa facoltà di guardare per vedere.

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