Mi sveglio con questo tormentone anche perchè in ciò sollecitato dalle domande di un amico (spero anche dei cattolici): Chi prenderà i voti cattolici alle prossime Politiche?
Sembra essere questo il dilemma del giorno, una sorta di chiamata alle armi: come se i voti dei cattolici, vivaddio, fossero ancora un blocco monolitico come 50 anni fa in Italia!
Evito di giudicare se ciò sia stato un bene o un male, oltretutto. Ai posteri l'ardua sentenza (ma forse noi già siamo posteri rispetto a quel tempo).
C'è una convergenza più o meno esplicita su Mont Blanc, per dirla alla Littizzetto, per intenderci, una scelta abbastanza precisa anche in sede Cei: c'è da sperare di non restare gabbati, anche ora.
I cattolici non sono un gregge senza intelletto e ragione (la fede cerca l'adesione della ragione in ogni caso, specie in politica: essi non sono un'omogeneità massificata e impersonale, sono anch'essi uomini nella loro interezza, nel dialogo, nel confronto, anche se a partire da alcuni principi che non possono essere svenduti, non più barattabili, come dicono oggi in molti.
Dateci i programmi e ci chiederemo in chi abbiamo qualche speranza di riconoscerci (i programmi dei gruppi, non dei singoli, visto quel che contano nell'attuale sistema).
Non Monti e neppure mari, per salire sul monte del Signore occorre avere - lo dice il Salmo - mani innocenti e cuore puro.
"Non puoi tenerti le mani libere" - mi suggeriscono. Ed è vero.
Ma mi piacerebbe poterle tendere per non stringere il nulla e comunque protese verso il confronto, il dialogo, il reciproco riconoscimento, l'ascolto.
Anche la politica è il Cortile dei Gentili se corrisponde ancora alla palestra delle idee.