Ad Auschwitz c'era la neve e il fumo saliva lento...
Così comincia un vecchio brano di Francesco Guccini, splendidamente intepretato tra gli altri anche da Maurizio Vandelli e la sua storica Equipe 84. Di tempo dalla Auschwitz storica ne era trascorso poco: poco più di un ventennio.
Non erano ancora sorti negazionismi e revisionismi e, di fronte alla tragedia dell'eccidio programmato, si aveva il pudore del silenzio, mentre qualcuno cominciava a fare i conti con la propria storia e le proprie colpe.
Domani tutti i media sono sulla notizia, grazie a Dio, con una programmazione ora più colta e documentata (Rai Storia) ora più nazionalpopolare (Rai 1 rimanda il vecchio Benigni così come altrove trovano spazio le storie di Perlasca e la celebre Schindler's List).
A tutti andrebbe il nostro plauso se questo non si risolvesse solo in sentimentalismo occasionale.
Mi piace ricordare qui ed ora che anche Gesù era ebreo, parlava in aramaico e condivideva abitudini e culti del suo popolo: che - come diceva il vecchio Croce - noi non possiamo non dirci Cristiani. E quindi direi ebrei, rom sinti e quant'altro....
Che tutta la storia dell'uomo è una storia, di diversità, di intolleranza e quindi anche di sopraffazione.
E' di questa diversità e di questa lezione di rispetto che bisogna fare memoria perchè quel fumo che saliva lento non sia andato in fumo come rami secchi che bruciano in un attimo.
Perciò siano le nostre memorie come il fumo che sale lento, come l'incenso posto di fronte a Dio, in qualsiasi Dio voi crediate, a ricordare che ogni vita è un dono inestimabile, che nessun uomo ha il potere di cancellare e di dimenticare.
Ad Auschwitz, a Birkenau, ovunque resta come la nebbia della nostra ragione e la nube con cui Dio con la sua fedeltà salva chiunque da una Morte priva di senso e quindi dall'Oblio.