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Bidonfootball

Pubblicato da Sport enzo su 31 Gennaio 2013, 18:44pm

Se c'è una logica nello sport più amato dagli italiani (e dal sottoscritto) è quella del non averne alcuna. La fantasia al servizio dell'eterno ragazzo che resiste in ciascuno dei tifosi e dei lettori di calcio è forse il dato sensibile più evidente. Vedete! Non c'è nulla di più divertente del calciomercato e i giornali lo sanno bene: è il momento dell'anno in cui Gazzetta & Co. vendono più copie che mai. Perchè si acquistano sogni a buon mercato: si aprono scenari esotici su nomi improbabili ed improbabili campioni; perchè come al supermarket ti sembra di poter prendere dallo scaffale anche i sapori e il modus vivendi e "calciandi" dell'altra parte del mondo.

Il mercato dovrebbe tenersi ogni giovedì - ecco - per tre ore al mattino e due al pomeriggio - con tanti begli scatoloni di figurine da scambiare, dove invece delle cifre rutilanti e un po' scandalose di cui abbiamo notizia, si potrebbe procedere al baratto (in parte già accade): comprare un calciatore per due prosciutti e un po' di maionese; per una lattina di birra e due sedie da bar, per una pelliccia ecologica e un paio di jeans neppure griffati. Sarebbe una goduria.

Senza contare che certe storie di bidonfootball, periferie di BidonVille, in realtà già avvicinano questi scenari da Paese di Hans e Gretel. Qualche anno fa, su di un web site sportivo con sede a Londra, mi affidarono una rubrica sul "come eravamo" che molto spesso sconfinava nel "come eravamo ingenui, come eravamo naif, come eravamo fessi... ma felici". E mi ricordo che in questa rassegna delicata di piccole illusioni innocenti ci fu spazio per tante di queste storie di bidonfootball. Mi rimase in particolare a cuore la storia di un presunto campione uruguagio che venne acquistato dal Pisa di Romeo Anconetani che allora navigava in serie A, tale Washington Caraballo, che già come nome era tutto un programma.

Il giovanotto sconosciuto, data la notorietà della scuola sudamericana, venne subito salutato come un futuro campione ma si imbattè in un allenatore feroce e brasiliano, Luis Vinicio, che pretendeva che corresse. Andò a finire che "Oh Oh Caraballo, oh oh Caraballo" non volesse correre affatto e che in breve dopo due o tre apparizioni alla moviola, fu rispedito al suo Paese, dove pure riprese a correre, nel traffico però, a fare il taxista, nuova occupazione per questo indimenticabile cittadino di Bidonfootball.

Sono molto curioso di vedere all'opera questi nuovi sconosciuti appena disegnati nei nostri italici cieli calcistici, augurando loro peraltro ogni bene, se non altro per averci aiutato a sognare ed a dimenticare lo spread e la campagna elettorale (solo per un attimo) col ghigno di La Russa e del Berlusca.

A tutti loro, a tutti gli abitanti di BidonFootball, il sincero ringraziamento di averci fatto tornare bambini davanti allo scaffale dei biscotti e delle patatine, sopresa compresa.

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