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Casette in Canada

Pubblicato da Enzo Cilento su 24 Giugno 2015, 07:51am

Tags: #Vita consacrata

Non facciamoci distrarre. Lo dico a me, innanzitutto.

Le occasioni perché questo accada sono infinite. Insomma voglio dire che per strada gli specchietti per allodole e “merlotti di turno” non mancano mai. Poi ad un tratto ci si accorge di aver dimenticato dove si stava andando.

E’ quanto accade pure allo scrittore e al narratore, aggiungo. Si parte. “Voglio parlare di una meravigliosa storia d’amore in terra di Normandia”; certo. Poi ci si ferma a descrivere le onde e le scogliere intarsiate di ghirigori; tramonti e albe che non finiscono mai; poi ci incantiamo a guardare, a ricordare, flash back diversioni e divagazioni; meandri pirotecnici e flussi di coscienza insomma. Così tanto andare che alla fine uno si chiede “ma di cosa stavamo parlando?”. Chiacchiericcio.

Nello specifico, però, fuor di metafora, anche nell’avventura personale attuale - ricerca soluzione abitativa ad hoc - avviene che – detto che la rigidità talora può essere segno di forza e altre di scarsa intelligenza (?) e di scarso realismo (mah!) – uno stia perseguendo un ideale;

e che nel frattempo ti capiti di poter fare questo e quello. Ti vogliono far scrivere e collaborare (magari!); “stai con noi”, “vieni a cena”; parliamone, compriamo; che ti capiti di poter avere la casetta in Canada – che bella! - con tanti fiori di lillà; e poi infine di pensare anche alla necessità di una macchina che ti porti a spasso; e poi chissà. Bisogni e indotti.

Così che tutto questo alla fine può diventare sostitutivo di quel che stavi costruendo, mentre te ne allontani e te ne dimentichi un po’; forse anche perché il resto è tutto più a portata di mano.

No, insomma bisogna ridirselo ogni tanto: non va perso di vista il motivo per cui ci si è mossi. Chiederselo sempre. “Cosa voglio davvero?”

Il contrario è spesso surrogato e nostalgia per il cocomero saporito e per il cibo succulento che si mangiava in quella bella terra d’Egitto, per un bel vitello d’oro da mettersi a servire: sei tu che mi fa felice!

Vero? Ne dubito. E’ solo un auto-inganno.

Leggo a proposito con interesse, in questi giorni, gli interventi sul web di un mio nuovo “amico di rete” che presenta tra le tante, la storia del monachesimo; e insomma, interviste e filmati doc.

E’ un’opera meritoria per tanti versi.

Non facciamoci distrarre, però. Lo dico a me, innanzitutto. Non perdiamo lucidità neppure di fronte agli ori ed alle glorie del passato e a quanto chiede urgentemente invece di essere riformato, pur se non dimenticato.

Ferma infatti l’ammirazione per la storia gloriosa di cui sopra; possibile che non ci sia qualcosa su cui dovremmo interrogarci per l’oggi e il domani anche di queste forme di vita?

Mi chiedo, nella fattispecie – e qui chiamo in causa esperienze personali e non – perché mai Ordini pur tanto celebrati (qui mi riferisco ai Certosini di cui ho contezza) mantengano severissimi limiti di età per potervi fare ingresso e altre amenità affini?

Sono cambiate le aspettative di vita, nel mondo; la qualità della vita stessa. Cambia il mondo e gli uomini che chiedono di essere accolti ed ascoltati.

Ha ancora senso tenere in piedi questi muri, barriere, questo regolismo rigido e orami immotivato (non è “Cicero pro domo sua”)?

E allora penso che qualcosa vada cambiato o offerto in alternativa. Me ne ricordo: già!

Perché negare a chi ne provasse il desiderio, di vivere una stagione della vita nuova e antica, a quaranta a cinquant’anni; nella parabola per così dire, discendente di questa?

Crediamo insomma – lo ripetiamo sempre – che “Nulla è impossibile a Dio”. Che anche la vecchia Sara e Abramo; che Elisabetta e Zaccaria possano concepire un figlio …

E noi chi siamo per mettere paletti alla bellezza e alla voglia di vivere? Questo è uno dei sogni e dei bisogni che sta alla base delle cose da cui non vorrei distrarmi.

Altro che casetta in Canada.

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E
Concordo in pieno!
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B
PER NON PERDERE DI VISTA IL SENSO BELLO DELLA VITA ...<br /> NEL "BEL MEZZO DEL PERCORSO"....<br /> <br /> Questa é una bella opportunità per scrivere due righe dedicate al "secondo tempo della vita" quella Nuova e Antica...<br /> Pensavo che attualmente non é poi così raro approcciare una Nuova vita a quaranta/cinquant'anni (per scelta e/o per necessità/obbligo) deviando su binari diversi rispetto a quelli seguiti sino a quel momento valutando altre mete e nuovi mezzi per giungere a destinazione; e così, senza voler fingersi giovani per esorcizzare l'età matura (questa é un'altra storia), si può avvertire, nel passaggio in questa nuova stagione dell'esistenza, il sincero bisogno di gestire una "Vita dedicata" alle cose belle, vere, essenziali, profonde (come può essere il dono della Fede): che per alcuni (molti?) diventano automaticamente "poche".<br /> Intendo dire che - come suggerisce la giapponese M. Kendo nel "Magico potere del riordino", (uso la "leggerezza" di un piccolo libro attuale) affiora anche ad una "certa età" l'esigenza di fare ordine (non solo fra gli oggetti...) mantenendo in vita solo le cose e le realtà preziose, veramente necessarie (ad ognuno le sue, ovvio), eliminando ciò che ".....ci solleva dall'attaccamento del passato, induce a fare meno acquisti inutili, libera la mente...."; senza per questo - mi dico - bruciare tutto ciò che di bello e sano la Storia passata ha donato ad ogni uomo o demonizzando quelle "piccole cose" nuove che possono rendere leggera (non schiava) la vita.<br /> Insomma, riallacciandomi all'esempio di Fede e di una certa importanza - direi - fatto nel Blog, mi viene da dire che nella Seconda Adolescenza (lasciatemi scherzare parlando di cose serie con il sorriso!) si può DAR VITA A.......<br /> Cosa aggiungere ? Che effettivamente ci sono ottimi motivi per mantener viva l'attenzione.....
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