Fiori alle finestre (ce lo siam detto...) - è un po' primavera - e Fioretti, non quelli mariani, per ora: come quelli di San Francesco.
Ma ve li ricordate i fioretti che ci facevano fare da bambini?
Mia nonna me lo ricordava spesso, "fa' un fioretto"; ed era anche una buona strategia per farmi stare un po' più calmo.
In nome di questi, per un periodo non avrò mangiato cioccolata, avrò messo qualche soldo da parte, niente figurine; per un altro non avrò raccontato le mie bugie così creative (e non di rado crudeli) per cui andavo famoso; per lo stesso motivo mi sono astenuto da questo e quello: dai dolci soprattutto.
Per questo arrivavo sempre a Pasqua con una voglia incontrollabile ormai di mangiare la colomba e il cioccolato, piuttosto che la pastiera napoletana, quella col grano o col riso, invece, la mia preferita.
Delle cose (e dei dolci) così avevo davvero voglia ed ogni cosa (anche la pastiera) arrivava al tempo giusto, in tempo di Pasqua.
Sono convinto che tutto ciò rimanga salutare ed educativo. "Tutto e sempre": ma che gusto c'è? Come se un giorno valesse l'altro. E invece non è così.
Ne sentivo parlare ieri mattina sorprendentemente: di "fioretti"; di "digiuno", di "astenersi". Credo che tutto ciò abbia un valore - mi dico - oltre che una tradizione.
Cosa farò dunque a Quaresima, in tal senso, visto che è il tempo giusto per provarci?
Dovrei astenermi da un po' di cose, da qualche intemperanza.
E poi spero dedicare un po' più di tempo alla meditazione. Mi piacerebbe pregare più e meglio, magari un po' di silenzio. E infine l'elemosina, cioè la solidarietà, fatta di tenerezza e di disponibilità.
Vorrei svegliarmi al termine, con una gran fame di cambiare la mia vita e anche il mondo attorno a me; con qualche idea più chiara e con un amore raffinato nel crogiuolo della separazione, della lontananza: che ce lo fa desiderare e infine valutare per quello che è: la ragione della nostra vita.