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Agnesina, per ripartire

Pubblicato da enzo cilento su 22 Gennaio 2014, 10:04am

Tags: #I PADRI

Ai tempi di Diocleziano o in altri tempi, bambini coraggiosi.

Così avrei intitolato forse il mio pezzo, dopo la stucchevole sbornia agostiniana dei giorni scorsi.

E questo perché, in una sequenza per certi versi impressionante di memorie, tra quelle della Chiesa, in questi giorni trovavo prima Sebastiano, oggi Vincenzo il diacono, martire; ieri Agnese, una bambina che – basterà leggersi quel che ne dice Ambrogio per farsene una idea – non ebbe paura dei ferri roventi, delle spade, del dolore; e che nessuna cosa distolse dalla sua volontà di fare quello in cui credeva.

Benedetti bambini che credono più di noi in quello che facciamo!

Mi veniva in mente ieri mattina un vecchio film con Ingrid Thulin, L’Agnese va a morire, che è poi la storia di una partigiana buona, una postina al modo della Tina Anselmi per capirci; la quale Agnese in bicicletta sale crinali e colline, da un borgo a un nascondiglio clandestino, per tenere i contatti tra le brigate; e che così se ne va a morire.

Come l’Agnesina nostra dell’età di Diocleziano che non volle – benedetta bambina – recedere da quel che aveva deciso e sognato: non voglio tradire la mia fede.

E dire che di fede così forte talora si muore e che non si può fare a meno di chiederci se è questo che ci vien chiesto; se ne valga la pena.

Si può sopravvivere a ciò che si crede? – mi chiedo. E guardo la mia vita per capire se sia così.

Si può sopravvivere, trovando la motivazione che le cose passano e cambiano; che noi cambiamo e che ciò per cui ieri saremmo morti, oggi neppure ci interessa più: è la vita che ci ha trasformato e non si muore per nessuno, quasi mai…

Siamo cambiati, rispetto ai sogni della nostra giovinezza; saremmo morti per fare quel che volevamo fare; pur di non essere quel che non desideravamo; che alla fine – volontà di Dio o nostra o forse solo debacle di ogni volontà – finiamo col fare e con l’essere ciò che siamo, senza troppo sforzo; campando e sopravvivendo, con un po’ di fatica, solo se proviamo a guardarci dentro ed indietro.

E’ questo dunque che sono? Questo desidero? E’ questo ciò in cui credo?

Guardate bene: è l’operazione che non facciamo mai; che nessuno vuol farci compiere, perché la morte che ha preso possesso di noi, non scompaia e non ritorni la vita, la nostra, proprio la nostra vita, quella che fa paura a chi preferisce regnare su un regno di fantasmi.

Agnesina; o Agnese che va a morire. Devo guardare a voi per riprendere la strada o per provare vergogna…

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